Russi,Dominguez e Hillar a palazzo San Giacomo con "L’arte dalla parte del suolo"
Sandro Bassi
Davvero sconcertante «Siembra directa», mostra di Ana Hillar e Oscar Dominguez a Palazzo San Giacomo di Russi, aperta fino al 24 settembre. Sconcertante per la perfetta concordanza fra contenuto e contenitore - la seicentesca dimora estiva dei Rasponi di Ravenna, catapultata in maniera singolare nelle campagne russiane -, ma soprattutto per la pertinente, profetica scelta del tema («L’arte che sta dalla parte del suolo») da parte dei due artisti.
Un passo indietro: da più di cent’anni si sa che il suolo non è un mero substrato meccanico, bensì un corpo vivo, palpitante, fondamentale per la nostra sopravvivenza. Tuttavia questa consapevolezza è tornata, con dolore e violenza, di drammatica attualità con le due recenti alluvioni. E in tempi non sospetti, ben prima dell’accaduto, i due artisti hanno concepito e realizzato le loro installazioni, che sono bellissime, qui più che mai, ma soprattutto ci ammoniscono a smettere di trattare il suolo come una semplice superficie da sfruttare. Alle potenti sculture di Oscar e quelle più delicate di Ana si accompagna un doveroso apparato informativo scientifico, con raffronti fotografici che vanno dalle risaie del vercellese alle «valli» del ravennate (la pianura padana è notoriamente tra le zone più sofferenti quanto a perdita di suoli naturali), fino alle colline della Basilicata, per farci riflettere su quanto abbiamo perduto nell’ultimo mezzo secolo; anzi, dalla Seconda Guerra in poi: suolo che assorbiva piogge, attutiva piene facendo da spugna e soprattutto ospitava piante e animali, non cemento o asfalto. Le opere dei due artisti italo-argentini siano site-specific (ciò che è concepito e realizzato per quel sito); peraltro Dominguez, che da sempre «sospende» le opere in aria con sottili cavetti o bave, è capacissimo di realizzare accorgimenti, magari nascosti, che consentono di non forare in alcun modo pareti e/o soffitti, in questo caso i preziosi intonaci affrescati di San Giacomo. Ultima nota: le opere sono state realizzate ben prima dei recenti disastri, con l’eccezione di una grande ciotola di Ana Hillar che ha raccolto l’argilla dell’ultima alluvione per lasciarla cruda, e anzi accompagnarla a semi che sono germinati lasciandoci vedere la vita che sempre, almeno finché glielo lasceremo fare, sulla terra ritorna.
Aperta venerdì dalle 16 alle 20, sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20; domenica dalle 10 alle 13.