Russi, quella dolce «Melagrana verde» di pianura riscoperta e valorizzata per la biodiversità

Romagna | 02 Febbraio 2024 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Puntare alla salvaguardia della biodiversità per far conoscere anche gusti inediti ai palati contemporanei. Questo è stato il primo e vero obiettivo di chi ha pensato, ormai una decina di anni fa, di conoscere qualcosa di più su uno strano e unico esemplare di Melograno, presente da tempo immemore nelle campagne russiane. Siamo in località Chiesuola dove, appunto, quella pianta di melograno, addossata alla parete di una casa colonica riparata dal freddo, era già presente nel 1949. Da qui nasce la curiosità di Riccardo Morfino, allora presidente della Pro loco di Russi. Grazie alla collaborazione con i fratelli Bruno e Sergio Ballanti, residenti nella «casa del melograno verde» a causa del fatto che la loro famiglia si trasferì nella proprietà dei Giovanni Mazzotti (Masinet) per occuparsi della stalla, è così partita l’avventura. «Bruno e Sergio Ballanti  - ricorda Morfino - affermano che la pianta solitamente dava 20-30 frutti più grossi e altri più piccoli. I frutti venivano raccolti dalla pianta a partire da ottobre ed erano veramente dolci e differenti rispetto alle altre tipologie di melagrana».

LA RISCOPERTA
La Pro Loco di Russi, con la preziosa e indispensabile collaborazione del gruppo «Giardino e Dintorni», un’associazione di Ravenna di giardinieri amatoriali, che ha come scopo la promozione e la diffusione della cultura del verde, sta raccogliendo testimonianze per documentare la diffusione della pianta e da quanto, nel territorio. Nel contempo, grazie alla disponibilità di Federico Mazzotti (figlio di Giovanni) e con la collaborazione del vivaista Samuele Dal Monte, si stanno preparando nuove piantine. I primi esemplari, frutto della riproduzione ricavata dalla pianta madre, sono stati resi disponibili durante la «Fira di Sett Dulur», nella bancarella delle piantine allestita da «Giardino e Dintorni» nel settembre 2014. «Da quella data e soprattutto grazie agli sforzi di un vivaista faentino - spiega Morfino - è iniziata la vera e propria rinascita quantitativa di questa pianta. Senza contare che per tutelarne l’origine abbiamo deciso anche di registrare il marchio. Diversi agricoltori della zona hanno iniziato a interessarsi a questa tipologia di frutti e dal 2023 il salto di qualità e di visibilità è stato completato. In via del tutto sperimentale - spiega ancora uno dei deus ex machina di questa riscoperta - e soprattutto grazie al fatto che la produzione di Melagrane verdi di Russi ha iniziato a essere veramente concreta, si è deciso di farle provare in modo commerciale in alcune realtà del territorio». Un ritorno che «ha interessato sia alcuni negozi di frutta e verdura ma anche e soprattutto alcuni professionisti del gusto. «Stiamo parlando - prosegue Morfino - del ristorante l’Insolito, dove Daniele Baruzzi è riuscito a utilizzare i chicci in modo assolutamente perfetto in un menù completo dal primo al docle. Ma anche nel mondo del gelato - continua - si sono avute belle sorprese. Grazie alla collaborazione con la locale Bottega del Gelato è stato realizzato un gusto proprio alla melagrana verde. Una piccola produzione, di stagione, ma che è anche salutare, oltre buona, visto che lo stesso artigiano ci ha confermato di aver dovuto abbassare la quantità di zuccheri nella fase di preparazione a causa della naturale dolcezza sprigionata dai chicci». Adesso si guarda avanti e si spera che non solo altri professionisti della ristorazione ma anche e soprattutto agricoltori «sposino questa nostra scommessa iniziando a far crescere la quantità di coltivazioni di questo meraviglioso, unico e veramente autocrono frutto della Bassa romagnola».

CARATTERISTICHE
Il melograno si trova a Chiesuola, una piccola località nel comune di Russi. La pianta, di una varietà al momento sconosciuta, cresce appoggiata al muro di una vecchia casa colonica, riparata dal freddo e baciata dal sole, e ha mantenuto uno stato sanitario e vegetativo piuttosto buono e dovrebbe essere sul secolo di vita. Dal punto di vista agronomico, la pianta, che fruttifica abbondantemente ogni anno, è caratterizzata da una ramificazione dotata di lunghe spine, molto più pronunciate rispetto ai melograni comuni. Altra curiosità sono i frutti, che mantengono la buccia verde, molto sottile come spessore, anche a completa maturazione. I chicchi poi, a differenza delle cugine melagrane più tradizionali, non hanno un sapore acido e amaro ma sono, al contrario, dolci anche quando il frutto non è ancora arrivato a piena maturazione. Di fatto il loro sapore vira più sulle sfumature di fragolina e ciliegia con nuance che richiamano anche all’anguria. Per quanto riguarda la sua coltivazione, questa pianta è veramente amica dell’ambiente. Non ha praticamente bisogno di nessun tipo di trattamento in campo ma solo di essere irrigata, soprattutto nel periodo estivo, per fare in modo che si eviti il non certo estetico fenomeno della spaccatura del frutto. L’unico vero pericolo, per il raccolto annuale, è riuscire a evitare le gelate, ma in questo caso l’uomo difficilmente può fare qualcosa. Per il resto la sua indole selvatica, adattativa e antica la rende veramente una pianta, e un frutto, sostenibile. Infine un altro aspetto non di  secondo piano è quello legato a produzioni molto elevate con prezzi remunerativi, facilità e semplicità di conduzione, previsione di costi di investimento e di allevamento inferiori alle entrate. Anche per questa ragione, e soprattutto unicità, è importante il mantenimento del germoplasma di questa varietà unica per la Romagna. Attualmente, infatti, l’Arpa dell’Emilia Romagna ha collocato il Melograno verde di Russi nei frutteti della biodiversità della Regione. Per quanto concerne gli ambiti etnobotanici e culturali il melograno è un frutto che, sin dall’antichità, ha avuto in molte culture un profondo significato simbolico, in genere associato ad abbondanza, buona fortuna e fertilità (quando è maturo la sua buccia somiglia alla pelle del ventre gravido della donna e l’involucro che ricopre i chicchi ricorda la placenta umana).
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