Russi, il rap e l’irish-folk a San Giacomo

Una notte dedicata al rap italiano, un’altra al folk-revival irlandese. Non potrebbero essere più lontane le proposte musicali dei due concerti che il Ravenna Festival ha organizzato quest’anno nello straordinario spazio esterno di Palazzo San Giacomo, a Russi, ma dato che l’obiettivo dichiarato dell’amministrazione della città dei Farini è far conoscere la struttura a più persone possibile, mentre dall’altro lato il festival porta avanti sia uno svecchiamento sul versante del rap sia una rotta chiara e già tracciata sulla linea più nobile della materia folk, si può ben dire che la «strana coppia» delle notti russiani tanto strana alla fine non è.
Ad ogni modo, sabato 25 alle 21.30 la notte del rap porterà sul palco di San Giacomo Claver Gold, rapper tra i più seguiti sia dalle giovani generazioni che da un pubblico maturo, che per l’occasione sarà sostenuto musicalmente dall’orchestra Corelli, in un ambizioso esperimento che nasce dagli arrangiamenti di Carmelo Emanuele Patti. Del resto, dopo anni di poetica di strada, Claver Gold ha avuto l’ardire di dedicare un album niente meno che a Dante, in coppia con Murubutu, e dunque è persino naturale che la prossima sfida sia misurarsi direttamente con gli archi, gli ottoni e i legni di un’orchestra.
Domenica 26 è in programma invece la notte iralndese, che in apertura vedrà sul palco i veterani italiani Birkin Tree insieme agli specialisti Tola Custy e Tom Stearn, prima che a salire sul apclo sia il trio del grande violinista Martin Hayes, praticamente la coscienza critica dell’Irish folk revival degli ultimi quarant’anni. Consapevole di cosa significhi maneggiare musiche nate nel ventre popolare di un mondo remoto, Hayes ha frequentato il rock quanto bastava per trarne umori contemporanei, per poi sviscerare la duttilità del folk celtico alla luce di conquiste compositive che vanno dal minimalismo di Steve Reich alla «Third Stream» del jazz, finendo per prediligere la profondità allo sfoggio virtuosistico.