«Romagna Slang» indaga le diverse parlate romagnole su YouTube

Romagna | 06 Marzo 2022 Cultura
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Federico Savini
«La dona ch’la n’abadeva sóbit» e «E’ gavöt ch’l’aveva fat pchê a sintì l’udor dla pignata». Sono questi i titoli delle due fole («le favole» in romagnolo) con le quali l’Istituto Friedrich Schürr e il Gruppo Icaro hanno scelto di partire con il filmato (di circa 8 minuti) della nuova serie di «Romagna Slang», i video YouTube dedicati al dialetto romagnolo che da quest’anno declinano in forma di «trebbo», con episodi più lunghi, ospiti speciali in ogni puntata e soprattutto la scandaglio di dieci diverse parlare romagnole, una per puntata.
«I video saranno pubblicati ogni quindici giorni su YouTube e devo dire che tra il primo e il promo abbiamo superato le 2mila visualizzazioni pochi giorni» commenta soddisfatto Gilberto Casadio dell’Istituto Schürr, ideatore del progetto e autore dei testi con la presidente Carla Fabbri (protagonista anche nei video) e il regista riminese Marco Colonna del Gruppo Icaro, che ha curato la regia e i filmati, ma anche una parte consistente delle sceneggiature.

LA NUOVA SERIE
Girati non più a Cassanigo, ma in una stanza con camino e allestimento «da trebbo» all’interno dell’azienda agricola Solaroli Andrea di San Severo di Cotignola, i nuovo video di Romagna Slang, interamente finanziati dalla Schürr, prevedono l’intervento di un “fulesta” in ogni clip, con durate assimilabili a quelle di un cortometraggio. Con i dialetti di Imola, Faenza, Bagnacavallo, Collina faentina/forlivese, Forlì, Ville Unite, Ravenna, Cesena, Bellaria e Santarcangelo si sono rispettivamente cimentati Roselia Irti, Rita Gallegati, Paolo Parmiani, Mario Gurioli, Loretta Fiumana, Roberto Magnani (protagonista della puntata già pubblicata), Nadia Galli, Maurizio Cirioni, Lorenzo Scarponi e Marco Giorgi. Tornano i protagonisti di sempre, ossia: Alfonso Nadiani, Cristina Vespignani, Leonardo Donati e l’immancabile «saputone» Marco Grilli, oltre a molte comparse.
«Il lavoro è partito dai testi e dalle parlate che volevamo mostrare - spiega Gilberto Casadio -. Ci spiace non avere San Marino ma proprio da lì eravamo partiti e magari in futuro ci sarà anche quella parlata, comunque abbiamo scandagliato il repertorio di fiabe di ogni territorio, individuando poi un parlante con capacità attoriali per ogni territorio. Gli interventi finali del “Saputone” aiutano a chiarire le differenze tra le parlate, ad esempio nei finali, dal faentino “ei” diventano frequentemente “i” nel forlivese e nel ravennate. Va sottolineata la presenza di sottotitoli specifici, curati da Roberto Gentilini che ha fatto un lavoro enorme per questa serie di film, coordinandosi in particolare con il Gruppo Icaro».
Questa volta parliamo di veri e propri piccoli film. «Dopo 90 puntate non è che i modi di dire fossero finiti, tutt’altro - commenta Casadio -, però volevamo cambiare obiettivo, mantenendo il canovaccio e i personaggi-base, ma andando appunto ad esplorare le diversità linguistiche. Si richiedere di più agli spettatori ma abbiamo ottimi riscontri, ad oggi 4580 iscritti al canale e oltre 550mila visualizzazioni in totale. E troviamo sempre tante persone, anche interessate al dialetto, che non conoscevano Romagna Slang».

LE STATISTICHE DEL CANALE
Guardando ai dati relativi al canale, non sorprende ovviamente che la stragrande maggioranza degli spettatori sia italiana, ma superano le 20mila visualizzazioni anche utenti residenti in Gran Bretagna, Germania e Svizzera. Sembra, curiosamente, che gli spettatori uomini siano oltre il doppio delle donne; quanto alle fasce d’età, sono pochi gli spettatori al di sotto dei 35 anni ma ad esempio la fascia 45-54 è in assoluto la più fedele al canale, anche più degli Over 65, probabilmente a causa di un «compromesso» fra un’età nella quale è relativamente consueto interessarsi al dialetto e una buona dimestichezza con la tecnologia (la sfida storica di Romagna Slang è proprio quella di portera il dialetto in rete). Nei dati relativi ai soli primi due mesi del 2022 si osserva un incoraggiante incremento delle fasce giovanili, specie quella 18-24 anni, che doppia quella dai 24 al 34.
Il video di gran lunga più visto è quello relativo all’espressione-Totem «Cióh», seguito a distanza da quelli di «Burdël, tabach, bastêrd», «pataca» e «Imbariêgh com una ciöza».
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