Romagna, Nas scovano irregolarità nelle aziende produttrici di caffè: prodotti scaduti conservati tra i topi
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I Nas hanno eseguito una serie di controlli nelle aziende della filiera produttiva di caffè delle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Sono emerse diverse irregolarità, soprattutto per quanto riguarda la presenza di micotossine nocive per l'uomo ed il riconfezionamento e la reimmissione in commercio di caffè con scadenza superata anche da anni.Nelle pertinenze di un'azienda dell'area di Imola è stato accertato che venivano "stoccate diverse tonnellate di caffè e altri prodotti (zucchero, caffè d'orzo, cacao) in un grande immobile acquisito da un'azienda dismessa e in uso da circa 10 anni". Il deposito, oltre ad essere in condizioni igienico-sanitarie e strutturali critiche, veniva utilizzato anche come "disordinato rimessaggio di materiali e generi non pertinenti all'esercizio, come mobili, divani, alambicchi da distillazione, laterizi, legnami, macchinari dismessi e perfino una barca della lunghezza di cinque metri". Per questi motivi, il magazzino è stato sospeso ed interdetto all'utilizzo dall'AuslNel forlivese è stata sospesa l'attività di un'altra industria del settore, in quanto al suo interno "sono state ravvisate modalità gestionali e operative ormai superate da decenni e non confacenti all'attuale normativa", specialmente riguardo "alla tenuta della rintracciabilità e della tracciabilità delle materie prime e del prodotto finito". Come se non bastasse, è emersa "un'infestazione da lucertole e roditori per la quale il personale aziendale aveva ritenuto di distribuire a terra, in più punti della torrefazione e a ridosso del caffè da lavorare o già lavorato, dei cartoni cosparsi di mastice e delle spennellate di colla direttamente sul pavimento, oltre a mucchietti di granaglie avvelenate". Questo, ovviamente, "in totale inosservanza delle disposizioni di legge in materia di lotta agli infestanti e senza considerare il potenziale rischio di contaminazione dei prodotti alimentari a causa di animali già avvelenati ed agonizzanti, che avrebbero potuto circolare nello stabilimento prima di morire".