Romagna, la campagna di raccolta estiva di frutta e grano, le produzioni registrano cali di circa il 20%
Riccardo Isola - La campagna estiva della frutta è in pineo regime. Difficile è oggi fare u bilancio ma qualche considerazione sull’andamento stagionale è già possibile delinearlo. Per il presidente di Agrintesa Aristide Castellari «tutto sommato siamo ottimisti. Ci sono situazioni, al netto degli impianti persi e ancora in attesa dei ristori a causa dell’alluvione del 2023, in cui le ondate recenti di maltempo, soprattutto grandinate, hanno colpito la produzione. Una produzione - aggiunge - che fin da subito vedeva piante cariche di frutti. E’ ancora presto per poter fare un bilancio, soprattutto su Albicocche e Nettarine, ma si ipotizza, in Romagna, un calo produttivo che possa, alla fine, viaggiare attorno al 20%». Ma non c’è solo la variabile maltempo a giocare non proprio a favore della campagna di raccolta 2024. «Al di là di un abbassamento quantitativo a macchia di leopardo - rimarca il presidente di Agrintesa - registriamo un aumento di frutta conferita con alcuni difetti causati della grandine. Questa produzione, oltre a finire in seconda fasca molte volte purtroppo ci obbliga a scartarla». Altra questione è l’accavallamento temporale sul mercato delle produzioni estere, soprattutto spagnole, e del su Italia. «Questo ha creato un surplus che ci obbliga a stoccare la frutta nelle celle per rilasciarla sul mercato per non inflazionare troppo il prezzo. In queste ultime due settimane si sono, infatti, alcuni sensibili cali di prezzi. Inoltre - chiude Castellari - in Romagna le varietà tardive potranno comunque sopperire a una prima parte di raccolta che, seppur con cali di alcune decine di unitàin percentuale, tutto sommato rimane in linea con il passato». Per quanto riguarda la situazione del frumento, la questione è ancora di forte incertezza sulla performance romagnola di questo 2024. Stando a quando rimarca Stefano Patrizi, presidente di Promosagri «la campagna è in atto e dovrebbe arrivare a conclusione entro o massimo metà luglio. Allo stato attuale non abbiamo ancora dati certi su che stagione sarà. Chiaro che la Romagna in questo 2024 potrebbe sembrare non omogenea, seppur parliamo di situazioni a macchia di leopardo e soprattutto in relazione alle conseguenze delle alluvioni del maggio 2023 e delle intense precipitazioni avutesi nella tarda primavera di quest’anno». Stando alle rilevazioni di Confagricoltura la produzione di grano in Emilia-Romagna sarà verso il basso, Soprattutto nelle aree del ravennate, ferrarese e al confine anche con Bologna. Su un’estensione totale di circa 235mila ettari tra tenero e duro le stime dicono che a causa dei fenomeni di maltempo circa il 50% della superficie ha registrato fenomeni di allettamento, cioè piegamento a terra della spiga. Altro dato. Parallelamente però Patrizi saluta, seppur con relativo entusiasmo, l’entrata in vigore dei dazi alle importazioni di grano russo. «Sicuramente è un segnale positivo per la produzione nazionale e quindi anche romagnola - conferma - ma non basta. Il mercato monopolizzato e la concorrenza sleale portata avanti dai grandi gruppi multinazionali che gestiscono il comparto non si risolve solo con i dazi servono strumenti e azioni ben più complessi per dare di nuovo ossigenzo a un comparto importante per l’economia agroalimentare romagnola e nazionale».
Ondine, la Nettarina piatta arriva nella Grande distribuzione
Dopo i positivi riscontri dei test commerciali dello scorso anno, il 2024 celebra l’arrivo delle Nettarine piatte Ondine nel reparto ortofrutta delle principali catene. Buone le disponibilità di prodotto che consentiranno una programmazione completa per i clienti del mercato italiano. Ondine, la nettarina piatta è protagonista di un innovativo progetto Club internazionale promosso da Frutaria e Asf Edition, è pronta alla prima vera campagna commerciale in Italia. L’estate 2024 vedrà infatti approdare nel reparto ortofrutta delle principali catene della Grande distribuzione nazionale quantità consistenti di frutti altamente selezionati, prodotti nelle zone più vocate del Paese (dalla Romagna alle regioni del sud Italia), caratterizzati da una qualità e da caratteristiche organolettiche nettamente superioria quelle di tutte le altre varietà presenti sul mercato. Quello di Ondine è un progetto club ambizioso e di ampio respiro: quattro i Paesi coinvolti (Spagna, Francia, Grecia e, naturalmente, Italia)e pochi e selezionatissimi i partner in ogni nazione a cui vengono affidate produzione e commercializzazione di questi frutti unici per gusto e innovazione. Un ruolo prestigioso che, per l’Italia, vede in prima linea Agrintesa (insieme alla business unit Alegra) e Mazzoni, entrambi già in produzione per il secondo anno consecutivo, a cui si affiancano Greenyard e Naturitalia che saranno pronti alla commercializzazione nel 2026. Sono oltre 300 gli ettari messi a dimora e in produzione con l’obiettivo di superare quota 500, aumentando la disponibilità di Ondine fino a garantire, nel 2027, la piena copertura del mercato fra le settimane 25 e 38. Target ambizioso che sarà raggiunto grazie a una selezione di oltre 10 varietà dalle caratteristiche organolettiche omogenee ma con diverse epoche di raccolta, così da assicurare volumi e qualità costanti durante la lunga campagna estiva.
Da luglio entrano in vigore i dazi sul grano russo
Da luglio scattano i dazi sul grano russo decisi dall’Unione Europea dopo che lo scorso anno si è registrata un’invasione di prodotto da Mosca, con gli arrivi nella sola Italia aumentati del 1004% rispetto al 2022. A ricordarlo è la Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore del regolamento europeo che aumenta i dazi all’importazione di tutti i cereali, semi oleosi e prodotti derivati della Federazione russa e della Repubblica di Bielorussia, in modo che non possano accedere al mercato dell’Ue a condizioni favorevoli rispetto ai prodotti di altre origini. Nel caso del grano si tratterà di un dazio aggiuntivo di 95 euro a tonnellata. Una misura decisa dalla per porre un freno al tentativo di Putin di destabilizzare il mercato comunitario. Nel 2023 si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima, con quasi mezzo milione di tonnellate, abbattendo fino al -60% il prezzo del grano italiano. Si tratta di valori che portano la coltivazione sotto i costi di produzione, rendendola antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crac. A tale invasione si è aggiunta peraltro quello dalla Turchia, Paese spesso oggetto di triangolazioni dello stesso grano russo. Da Ankara si sono intensificati gli arrivi anche nel 2024, con il paradosso che nonostante il calo di produzione stimato in un -20%, il grano nazionale viene pagato ancora meno dello scorso anno.