Romagna, il Meteorologo Randi: «2023, anno “manifesto” del clima estremo»

Romagna | 24 Dicembre 2023 Cronaca
romagna-il-meteorologo-randi-2023-anno-manifesto-del-clima-estremo
Federico Savini
«È stato un anno climaticamente estremo, anche più di quanto già prevedessimo. Rientra in una tendenza generale, ma non per questo fenomeni come quelli visti quest’anno in Romagna ricapiteranno di continuo, anche se la loro frequenza è destinata ad aumentare». Pierluigi Randi, meteorologo alfonsinese residente da tempo a Bagnacavallo, è uno dei più autorevoli esperti climatici della nostra regione. Non a caso, nell’anno dell’alluvione e del tornado, ha partecipato a un grande numero di conferenze e anche per questo è la persone giusta per tirare le somme di un anno tanto estremo sul versante climatico da fare di questo il tema dell’anno.
Dovesse riassumere in sintesi il 2023 meteorologico della Romagna, che cosa sottolineerebbe?
«Lo definirei un “manifesto dell’estremizzazione del clima”, e non mi riferisco solo all’alluvione e al tornado. Da un punto di visto storico-statistico i 34 gradi registrati il 9 ottobre a Brisighella non sono meno significativi. Da che ci sono le rilevazioni del clima, così tanti valori anomali non li avevamo mai visti».
Rispetto alle tendenze prevedibili una decina d’anni fa, ci sono stati fenomeni che hanno avuto una velocità e un’entità maggiore delle aspettative?
«Decisamente sì, tanto in termini globali quanto territoriali. La temperatura media del pianeta ha avuto un rialzo rispetto alla norma di 1,5 gradi; un valore che avevamo previsto, ma per il 2033! È possibile che l’anno prossimo vada meglio, che questa eccezionalità dipenda anche da anomalie specifiche come El Niño, ma l’avere già raggiunto questa soglia critica rimane sintomatico del cambiamento climatico generale. In Romagna l’anomalia della temperatura è stata di +2 gradi, superando il record di +1,6, che peraltro era dell’anno scorso… Non scopriamo oggi che l’area del Mediterraneo sia particolarmente suscettibile a questi cambiamenti: dal 1980 la temperatura media del pianeta è aumentata di 8 decimi di grado; quella italiana di 1,7, più del doppio. Nel mondo, gli scorsi mesi da giugno a novembre sono stati i più caldi di sempre. In Romagna ottobre è stato il più caldo dell’intera serie storica, luglio il secondo dopo quello del 2015, novembre il terzo in assoluto. I record sono tutti successivi al 2010».
Da un punto di vista storico-probabilistico, quanto è fuori standard la pioggia che si abbattuta sulla Romagna in maggio?
«Partirei sottolineando la differenza rispetto all’alluvione delle Marche del 2022. In quel caso parliamo di 420 millimetri caduti in 4 ore, una cosa straordinaria ma con la differenza che quell’acqua è caduta su un bacino ristretto, a 20 chilometri dal quale nemmeno pioveva. Fu un’alluvione lampo, mentre quella romagnola è stata un’alluvione fluviale su una grande area. Sulle nostre colline sono caduti oltre 200 millimetri di pioggia, nell’arco di 36 ore a inizio maggio e di 30 ore a metà maggio, senza dimenticare la cinquantina di millimetri del 9-10 maggio. In diverse località collinari, la pioggia di maggio ha superato i 500 millimetri, vale a dire 7-8 volte la norma, oltre la metà del dato medio di un intero anno. L’acqua caduta in Romagna è stata eccezionale se la si misura sui lunghi tempi nei quali è piovuta senza dar tregua, tra le 24 e le 36 ore. Se si guarda al dato storico su questo arco temporale, i tempi di ritorno della statistica indicano che un evento del genere, sulle 36 ore, si verifica ogni 500 anni...».
Che però non è il tempo che dobbiamo aspettarci…
«I modelli oggi indicano una probabilità maggiore, sui 100 anni, che comunque è un bel cambiamento, conseguenza dell’evoluzione generale del clima. Tornando all’alluvione romagnola, il problema è stato la persistenza, più che l’intensità. Un secondo evento a 15 giorni dal primo ha aggravato notevolmente la situazione; infatti la seconda alluvione è stata più devastante, investendo terreni già saturi. Per completare la contestualizzazione va considerano che non siamo una regione monsonica e abbiamo fiumi pensili e un fitto reticolo di canali che servono all’agricoltura, un sistema idrico che eventi di questo genere possono mandare in crisi».
Cos’è che dovremo considerare più ricorrente in particolare?
«Il dato che emerge meglio a livello statistico è il cosiddetto “colpo di frusta delle precipitazioni”, ovvero l’alternanza tra siccità e piogge abbondanti. La piovosità media del 2023 in provincia di Ravenna sarà in linea con la norma, ma c’è voluta la pioggia straordinaria di maggio, sennò sarebbe stato un altro anno siccitoso. L’alternanza tra siccità e grandi piogge potrebbe raddoppiare. Le piogge del 3 novembre, che hanno alluvionato la Toscana e che a Palazzuolo hanno fatto registrare 177 millimetri in 5 ore, hanno creato problemi a Senio e Santerno. Questo è legato al caldo, perché il riscaldamento produce più vapore acqueo e ingrossa le nuvole».
Come ci difendiamo? Le casse d’espansione si sono rivelate sottodimensionate e l’opzione di allargare i canali di scolo sul modello monsonico non sembra percorribile…
«In questo campo mi baso sui professionisti che stimo, come il geologo Paride Antolini che rileva come base del problema la superficie che, per esigenze agricole, abbiamo s sottratto ai fiumi, i cui alvei sono troppo stretti. La pianura padana è alluvionale da sempre e dovremo adattarci al cambio del clima. Le casse di espansione sono utilissime ma non bastano ed è complicato realizzarle. Bisogna ridare spazio ai fiumi: abituati alla siccità, abbiamo lavorato poco sui fossi».
Poi c’è l’eterna diatriba sulla pulizia dei fiumi…
«È questione dibattuta. Gli idrologi avvertono che la vegetazione ripariale è utilissima, non va completamente estirpata anche perché in un fiume troppo pulito l’acqua scorre al doppio della velocità. Questo riduce le possibilità di esondazione ma aumenta quelle di rottura; e la rottura è più pericolosa, vedi Sant’Agata. Il professor Orlandini dell’Università di Modena ha condotto studi sulla fauna dei fiumi, indicando nelle istrici e nei tassi un problema ben maggiore rispetto alle nutrie. Di sicuro serviranno grandi investimenti, ma la prevenzione costerà comunque meno della cura».
In luglio c’è stato un tornado violentissimo tra Voltata e Alfonsine. C’entra con il caldo record?
«È controverso dal punto di vista scientifico, perché un tornato è un fenomeno rapido, poco adatto alla statistica. Un tornado, di per sé, non è una rarità nella pianura padana, ma quella violenza lo è. Secondo un istituto europeo che li classifica, dal 2010 aumentano i fenomeni violenti, ma il totale è invariato, quindi calano quelli deboli. Personalmente, sono convinto che il caldo eccezionale di luglio c’entri eccome con la violenza di quel tornado».
Quest’anno i meteorologi hanno goduto di una visibilità inedita. Quanto ha visto crescere l’interesse delle persone per questi temi? E quanto la consapevolezza?
«Proprio sulla consapevolezza si gioca il nostro futuro. Quando ci sono 34 gradi il 9 ottobre non dobbiamo dire “Che bello, vado al mare!”. Non che il singolo possa farci qualcosa, ma il primo pensiero dovrebbe essere che quel caldo così anomalo presenterà il conto... L’alluvione è stata un punto di svolta nella percezione generale del nostro territorio, che non è al riparo dai fenomeni estremi, come tanti pensavano. I meteorologi erano spesso visti come menagrami, invece oggi siamo molto ascoltati. Purtroppo vedo anche i riflessi psicologici di questi eventi: in luglio, a Bagnacavallo, al primo cenno di pioggia c’era chi andava nel panico, mentre da qualche mese, ogni volta che si sente un tuono ad Alfonsine squilla il mio telefono: “Oddio, cosa succede adesso?”. Non bisogna farsi prendere dal panico, non siamo in Texas, ma la percezione generale è cambiata. Ho fatto lezioni a scuola e nei ragazzi vedo interesse e sensibilità per l’ambiente; è la cosa più importante che abbiamo. Nella società vedo un cambio di passo, che ho riscontrato anche in tutte le amministrazioni romagnole, di ogni colore politico».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-romagna-il-meteorologo-randi-2023-anno-manifesto-del-clima-estremo-n42205 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione