Romagna da bere sotto il «solleone». Alcuni consigli, post «Vini ad Arte», per apprezzare il Sangiovese Doc e Albana Docg

Romagna | 28 Luglio 2023 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Che si sia al mare o in montagna, che si voglia bere un aperitivo o accompagnare menù di pesce, che ci si diletti al barbecue o ci si rilassi in un pic nic il giusto accompagnamento enologico dovrebbe sempre essere firmato Romagna. Lo diciamo non sono per campanilismo vitivinicolo ma anche perché le declinazioni al sorso, sia rosse che bianche, stanno veramente toccando livelli qualitativi molto alti. E così, per queste vacanze 2023 ci sentiamo di suggerire di puntare sui due vitigni principe di questa terra: Sangiovese e Albana. Lo facciamo anche alla luce dei recenti assaggi effettuati in quella vetrina che però non poteva essere più intesa come Anteprima, visto che si è tenuta a metà luglio, di Vini ad Arte (evento spostato a causa dell’alluvione che ha colpito a maggio la Romagna ndr).

SORSI D’ORO SORSI D’ALBANA
Partiamo dalle Albana. Dei 35 assaggi effettuati, di cui 27 del 2022, otto del 2021 e uno del 2020, ne citiamo come altamente soddisfacenti una decina. Sette sono del 2022, dove spiccano su tutti «A» della fattoria Monticino Rosso (Imola) e «Valleripa» di Tenuta Casali (Mercato Saraceno), seguiti dal «Bianco di Ceparano» della fattoria Zerbina (Marzeno), «Damadora» di Podere della grotta (Cesena), «Sette Note» di Poderi Morini (Oriolo) e «Campo Mamante» di cantina Braschi (Mercato Saraceno). Interpretazioni in cui il frutto giallo si amalgama perfettamente con una sapidità e una freschezza che donano sorsi veramente buoni. Sia da bere da soli sia in accoppiata con pesce e carne bianca. Un cavallo in corsa solitaria continua a essere «Vitalba» di Tre Monti (Serra) in cui la macerazione rende sfumature assolutamente entusiasmanti a questo vino. Nel 2021 da sottolineare per dinamicità di sorso, freschezza e complessità il «Codronchio» di Fattoria Monticino Rosso e «InTerra Bianco» di Tenuta la Viola (Bertinoro). Infine da segnalare un vino all’ombra dei gessi. Si tratta di «Tantalilli» 2020 delle Tenute Tozzi (Brisighella). Un sorso complesso, sapido e molto molto identitario.

IL SANGIOVESE D’ESTATE
Il rosso d’estate si beve, eccome. Basta avere l’accortezza di smantellare il dogma della temperatura ambiente e si vedrà che di emozione ne sa regalare veramente tante. Abbassato di temperatura e portato sui 16 massimo 18 gradi il Sangiovese si esprime come ottimo compagno per grigliate di carne, primi piatti e perché no, in alcuni casi, anche con pesce azzurro in barbecue. Veniamo al calice partendo subito con il dire che l’annata 2022 si caratterizza per estreme concentrazioni, frutta e tannini ancora da assestarsi. Sono vini relativamente facili e immediati. Giovani, scalpitanti e per certi versi molto «fruttini». Tra questi ci sentiamo di consigliare «S zero solfiti aggiunti» della Fattoria Monticino Rosso che regala un sorso veramente simpatico. Se si cerca l’eleganza formale e giovanile ecco allora virare su «Oddone» di Tenuta La Viola. Per chi cerca sensualità e gusto ecco allora servito il «Crepe» di Ca’ di Sopra (Marzeno). Se si vuole però puntare subito alti allora è meglio andare sul 2021. Qui spiccano il «Cadisopra» di Ca’ di Sopra, il quasi perfetto «Chiara Condello» dell’omonima vignaiola (Predappio) oppure il sanguigno e godibilissimo «Villa Baruccia» di Tenuta Casali. Non sono da meno, nel senso che sono perfetti accompagnatori di pranzi e cene estive, anche il nuovo «Classe 33» di Tre Monti, forse ancora un po’ «scorbutico» al sorso ma già pieno di prospettive, il fine «Vigna Beccaccia» di Villa Papiano (Modigliana) e il fruttoso ma elegante «Primo Segno» di Villa Venti (Longiano). Di certo però c’è un fuoriclasse assoluto per questa annata ed è «Godenza» di Noelia Ricci (Predappio) un vino che definire armonico suona quasi riduttivo.

LE RISERVE…
Infine andiamo sulle Riserve. Vini sicuramente con un carattere più austero e presente. Da assaggiare, forse, più durante il post imbrunire, ma che in alcuni casi saprà regalare autentici viaggi organolettici. Per il 2020 ecco così il profondo e stilisticamente perfetto «Bissoni Riserva» di Raffaella Bissoni (Bertinoro) che fa eco allo strepitoso, longilineo e suadente «Le lucciole» di Chiara Condello (veramente un gran vino, ndr) per arrivare all’intramontabile «Domus Caia» di Ferrucci (Serra), in un’interpretazione la cui sovramaturazione delle uve sta lasciando progressivamente posto, dal punto di vista del gusto, a una spiccata presenza di frutto croccante. Altro bel vino è sicuramente «Fermavento» di Giovanna Madonia finezza ed eleganza si accompagnano al frutto con tannino gentile. Molto buoni sono «Vigna Quartosole» di Tenuta Casali, «Iko» di Tenute Tozzi e il «Prè» di Villa Papiano. Se si vuole potenza d’estratto allora si punti al 2019 con «Mammutus» della cantina «La Sabbiona» (Oriolo), se si cerca un vino molto gastronomico, sempre del 2019, allora si viri verso il «P.Honorii» di Tenuta la Viola o il più snello «Il Mastino» di Rocche Malatestiane (Coriano). Infine chiudiamo con il 2018 in cui emerge «Torre di Ceparano» della Zerbina mentre per il 2017 ci si può avventurare nell’estratto e nella potenza di «Nonno Rico» di Poderi Morini.
Ah, dimenticavo, a chi piaccia il vino passito allora non si faccia scappare l’interpretazione della Zerbina (ma va?) del 2018 di «Ar»... semplicemente sublime.
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