Romagna, 67 sanitari sospesi perchè non vaccinati
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Sono 67 i dipendenti di Ausl Romagna che hanno deciso di non sottoporsi al vaccino anticovid e che, in seguito a questa scelta, sono stati sospesi dal lavoro. Si tratta di 60 lavoratori di comparto e di 7 della dirigenza. "I numeri parlano chiaro - ammonisce Mattia Altini, direttore sanitario di Ausl Romagna - I non vaccinati hanno in media un rischio 5 volte maggiore di infettarsi rispetto ai non vaccinati e circa 10 volte maggiore di essere ricoverati in ospedale. E’ quindi evidente la necessità di arrivare a vaccinare il prima possibile tutti coloro che stanno ancora esitando, operatori sanitari compresi"."Ci sono ancora margini di miglioramento - continua Altini - In particolare, per quanto riguarda il personale sanitario che si rifiuta di sottoporsi alla somministrazione stiamo procedendo all’applicazione della normativa sull’obbligo di vaccinazione contro il Covid riuscendo a mantenere inalterata la funzionalità del sistema. Tra dirigenza e comparto sono 67 i dipendenti Ausl attualmente sospesi. Continueremo la campagna di convincimento. Vaccinarsi è un dovere etico e morale, a maggior ragione per chi ha scelto una professione sanitaria”.Nel frattempo in Romagna è in continuo aumento il numero dei soggetti vaccinati nei centri vaccinali aziendali (al 6 settembre 758.903 persone con prima dose e 635.175 con seconda dose a cui vanno aggiunte 66.843 dosi somministrate dai medici di base). Attualmente a guidare la classifica dei territori più coperti da vaccinazione sono Forlì e Ravenna con il 78% della popolazione vaccinabile che ha ricevuto almeno una dose, seguiti da Cesena che si posiziona al 77%. Più distanziata Rimini, che ha un tasso di vaccinazione del 70%. La differenza tra Rimini e il resto della Romagna si evidenzia in particolare in tutte le fasce di età fino ai 59 anni. Hanno completato il ciclo vaccinale completo il 71% delle persone a Forlì e Ravenna, il 70% a Cesena e il 63% a Rimini.