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«La preoccupazione c’è sicuramente, perché credo che la parte dei dazi possa essere veramente qualche cosa che potrebbe portare dei rallentamenti importanti in tanti settori legati all’export dell’economia romagnola. Però confido che ci sia ancora spazio per una trattativa fra Usa e Unione europea nel suo insieme».
Roberto Bozzi, presidente di Confidustria Romagna, non nasconde il timore per l’effetto di eventuali dazi messi dalla nuova amministrazione a stelle e strisce guidata da Trump. Gli Usa infatti sono il terzo mercato per l’export emiliano-romagnolo. «Se fossero applicati sarebbe un grave problema, inutile nasconderlo. Speriamo che il cambio di scenario che c’è stato nei confronti di Messico e Canada, possa preventivamente essere messo in campo con l’Europa, ci deve essere un dialogo fin dalle prossime settimane».
Per l’imprenditore di Cotignola che guida anche la Vulcaflex, molti settori potrebbero essere a rischio, tenuto conto anche dell’andamento dell’economia nel 2024 e delle prospettive già delineate di stagnazione per il 2025. «I settori più colpiti per le associate a Confindustria Romagna, oltre all’alimentare, sarebbero il chimico (gommaplastica soprattutto) e il meccanico che esportano moltissimo negli Stati Uniti, poi anche la ceramica, ma quest’ultimo settore già negli ultimi anni ha visto una frenata nell’export oltre Oceano. Per quest’anno ci aspettavamo un recupero, ma se arriveranno i dazi, dovremo rivedere tutte le previsioni, che già non sono di crescita».
Un’altra preoccupazione riguarda i rapporti fra Usa e Europa, perché se l’Italia può confidare su un dialogo già avviato fra la premier Meloni e il presidente Trump, altri Paesi, come Germania e Francia, sono in una posizione più critica e l’export dell’Emilia-Romagna guarda soprattutto a questi due grandi paesi europei. «Dipendiamo fortemente dall’esportazioni in Germania, la sua crisi colpisce molto anche noi, è il primo mercato per la nostro tessuto produttivo. Confidiamo in una trattativa con l’Unione europea unita, altrimenti saranno guai per molti settori dell’economia romagnola». (m.p.)
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