Riolo Terme, i trent’anni del Samhain, primo capodanno celtico della Romagna

Romagna | 30 Ottobre 2023 Cultura
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Federico Savini
«Il clima del Samhain è davvero molto coinvolgente, un misto di suoni battenti, visioni e suggestioni di un altro tempo. Se ci si avvicina alla festa senza pregiudizi questo effetto aumenta, si ha l’impressione di immergersi davvero in un passato ancestrale. E questa cosa, che suona magari paradossale perché parliamo di mostri e di lotta fra il Bene e il Male, finisce per alleggerire la mente dai pensieri più cupi di oggi. E direi che in un periodo come quello attraversiamo alleggerire la mente sia una cosa di cui abbiamo tutti bisogno». Paola Berti della Pro Loco di Riolo Terme ha le idee molto chiare sulla forza e il successo del Samhain, il capodanno dell’antica tradizione celtica che quest’anno per la trentesima volta prenderà il posto di quello che altrove è semplicemente Halloween, richiamandosi a una tradizione che non soltanto è antichissima, ma non arriva assolutamente da oltreoceano, richiamandosi semmai al passaggio dei celti dalla nostra terra, dove quel popolo si insediò intorno all’anno 350 a.C. «Nell’area di Riolo e di Monte Mauro, al principio degli anni ’90, vennero rinvenute testimonianze archeologiche di origine celtica – racconta Paola Berti -. Si tratta di reperti che oggi si possono ammirare in Rocca».
L’origini della ripresa popolare del Samhain – il capodanno celtico - a Riolo Terme, in epoca contemporanea, sono dunque essenzialmente storico-culturali?
«Lo sono di sicuro in parte, ma parliamo comunque di una festa di oggi che venne concepita non solo in ragione di un’effettiva radice storica, ma anche semplicemente perché pareva un’idea buona, sicuramente originale e diversa dal panorama delle altre feste. Una diversità che il Samhain di Riolo Terme mantiene tuttora».
Come partì la festa?
«L’idea fu di Giorgio Visani, che all’epoca era vicepresidente della Pro Loco. Parliamo di 32 anni fa, infatti l’edizione 2023 è la trentesima tenendo conto delle due cancellate per la pandemia. Dopo il ritrovamento dei reperti archeologici di cui parlavo, Visani e altri approfondirono le nozioni sulla presenza celtica in questo territorio ed emerse che molte tradizioni locali avevano profonde radici, che arrivavano proprio dai celti. Inizialmente, comunque, la parte celtica della festa era limitata a qualche bancarella e alcuni figuranti in maschera. L’idea di ci piaceva ma non partimmo subito in quarta».
Non c’è voluto troppo tempo, comunque, a definire un assetto che possiamo considerare definitivo della festa.
«Sì, la festa si caratterizza soprattutto con le rievocazioni storiche però ci tengo a dire che non c’è alcun genere di imposizione per chi la frequenta. Il senso del Samhain è quello di “mascherarsi” con le proprie paure, quindi è persino naturale che in una festa del 2023 accanto ai figuranti celtici sfilino maschere contemporanee e pitiche della Halloween americana. Tra l’altro sottolineo pure che la festa si fa il 31 ottobre perché è solo in quella notte che la si può fare, sarebbe come spostare il Natale lontano dal 25 dicembre! Non è una festa pensata per mettere paura, assolutamente, anche perché simboleggia semplicemente il ciclo del rinnovamento delle culture. In quella data cominciava l’inverno contadino, come che in Romagna è rimasta ben oltre i celti, ci si chiudeva in casa aspettando il bel tempo e mentre la terra “si riorganizzava” per la bella stagione si favoleggiava appunto del ritorno alla terra, che ad esempio le foglie fanno letteralmente cadendo e diventando humus, sotto forma di incontri con i morti. Poi, in maggio, è proprio la terra che risorge a nuova vita».
L’edizione del trentennale?
«Sarà speciale, raddoppiamo gli accampamenti celtici e gli spettacoli. Il tema di quest’anno sarà il fuoco come purificazione, lo capiamo bene dopo tutta quest’acqua! La vivremo come un momento di resurrezione dopo un anno durissimo. Recuperiamo anche una vecchia tradizione, quella di scrivere un cattivo pensiero su un foglio e poi di bruciarlo. Ecco, lo faremo insieme ai riti propiziatori nell’accampamento celtico del parco Pertini. Poi ovviamente ci saranno la grande battaglia tra il Bene e il Male, il rogo della Bestia nel fossato e i fuochi d’artificio dall’interno della Rocca. E non è tutto, quest’anno a Riolo ci saranno gli ispettori dell’Unpli, l’Unione nazionale delle Pro Loco, perché siamo in gara per ottenere il bollino di “sagra di qualità”, anche se tecnicamente la nostra non è una sagra. Questo potrebbe farci avere un importante riconoscimento, che si assegna in Senato e che per ora hanno solo altre 80 realtà in tutta Italia».
Attrattiva e imitazioni?
«Di imitazioni ce ne sono e ce ne sono state, ma di solito durano qualche anno. L’attrattiva invece si conferma di anno in anno e cresce da lontano. Siamo abituati a camperisti da tutta Italia, vedi Pordenone, Trento, Brescia e all’Umbria, ma ultimamente arrivano persone anche dall’Abruzzo e dalla Puglia. Venire selezionali per il marchio di qualità che dicevo dimostra il carattere ormai nazionale del Samhain. Io credo che questa festa sia efficacissima nel trasportare emotivamente i partecipanti. La bellezza di Riolo aiuta, così come la conformazione urbanistica della città, con un lungo viale che aiuta le persone a distribuirsi ed enfatizza i suoni battenti che caratterizzano la serata. Una festa a cui tanti tornano ogni anno».
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