Riolo Terme, celebrati i 200 anni dalla nascita dello scienziato-filantropo Scarabelli, il «padre» della Grotta di Re Tiberio

Romagna | 09 Aprile 2023 Cronaca
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Fabrizia Montanari - «Homo sum, nihil humani a me alienum puto»: «Sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo». Questa frase di Publio Terenzio Afro in apertura alla pubblicazione ben si addice alla poliedrica personalità di Giuseppe Scarabelli, archeologo, geologo, politico e filantropo, nato a Imola nel 1820 al quale, per celebrare il bicentenario dalla nascita, l’Associazione ex-allievi dell’Istituto agrario che porta il suo nome (presidente l’ex professore Francesco Mariani, a cui si aggiungono Fausto Ravaldi, Marina Zanerini, Antonella Martelli, Lia Linari Toldo, Gian Maria Ghetti, Roberto Rinaldi Ceroni, Cristina Sanguineti) insieme ad Antonio Venturi presidente dell’ Ente di Gestione dei Parchi, Massimiliano Costa (già direttore dell’Ente) e Francesco Rivola (già assessore ai Parchi della Provincia di Ravenna) ha dato alle stampe un volume dai pregevoli contributi e dal ricchissimo apparato iconografico che illustra le molteplici scoperte di questo. Appassionato di scienze naturali fin dall’adolescenza, Scarabelli negli anni ‘40 dell’Ottocento, poco più che ventenne, incuriosito dalle stratificazioni flessuose di quarzo affioranti lungo la dorsale appenninica tra Romagna ed Emilia, iniziò per primo a studiarne l’evoluzione geologica e a evidenziarne la rarità e per farlo si trasferì a Borgo Rivola, nei locali della Chiesa della Costa, (attualmente parroco è l’arzillo ottantaseienne don Sante Orsani che ha collaborato con entusiasmo a visionare i materiali d’archivio con insegnanti e studenti) dove poteva osservare da vicino la grotta di re Tiberio, che fino ad allora aveva studiato unicamente sotto l’aspetto geologico. Appassionatosi poi anche alla storia del luogo attraverso gli studi del nobile faentino Domenico Zauli Naldi e del farmacista di Castel Bolognese Giacomo Tassinari, Scarabelli realizzò per primo uno scavo stratigrafico completo, profondo 5 metri, fino alla superficie della roccia madre, per poi giungere a disegnarne mirabilmente la relativa sezione stratigrafica. Lavorava con metodo Scarabelli, anche quando farlo era davvero arduo, visto che i mezzi per raggiungere i siti consistevano in birocci e cavalli e, quando le carraie si interrompevano a causa degli smottamenti di terreno dovuti ai fenomeni atmosferici (il che accadeva spesso), bisognava proseguire a piedi, magari accompagnati da gente del posto, su e giù per i crinali impervi di quella che gli abitanti chiamavano la Riva del Gesso. Gesso la cui formazione è lo stesso Scarabelli a ipotizzare in un manoscritto redatto nel 1844 a Casola «Valle del Senio», riconoscendone una dozzena di potentissimi strati che formano una cresta che molto si innalza sopra il sovrastante terreno terziario subappennino (Tossignano-Rivola-Monte Mauro). Egli si immedesimava ed emozionava in questi luoghi, la Vena del Gesso rappresentava un territorio di infinite scoperte e ipotesi come quella che supponeva l’esistenza di un antico lago tra Borgo Rivola e Casola Valsenio, tesi che riprese nella sua pubblicazione scientifica, scritta in francese e che inviò alla Societé Géologique de France nel 1847. E sempre in Francia, all’Esposizione Universale di Parigi, vent’anni dopo giunsero, grazie al suo operato, i reperti archeologici trovati durante gli scavi successivi nella grotta di Re Tiberio, il che contribuì a dare al sito una valenza internazionale. Si tratta di vasetti votivi, risalenti alla quarta fase individuata dagli studi stratigrafici di Scarabelli, collocata tra l’Età del Ferro e l’epoca romana, che contenevano doni per le divinità e di bronzetti antropomorfi che testimoniano l’antico culto delle Acque che a quell’epoca attraversava tutto l’Appennino, facendo della Grotta di re Tiberio forse uno dei santuari più frequentati della Romagna e del nord Italia. Gli scavi di Scarabelli nella grotta ebbero dunque fondamentale importanza, per la notevole quantità di dati e materiale recuperati e per il grande lustro dato all’intera zona archeologica, com’è documentato nei tanti scritti che ne seguirono. Scarabelli non tralasciò mai nella sua operosa esistenza dedicata, oltre che agli studi scientifici, alla politica (fu primo Sindaco di Imola dopo la proclamazione del Regno d’Italia, dal 1860 al 1866 e Senatore del Regno, nominato nel 1864) e a realizzare molte opere di carattere sociale per migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini, non tralasciò mai dicevamo, di trascorrere brevi periodi a Borgo Rivola per continuare a disegnare spaccati geologici, ammirare il massiccio gessoso di Monte Tondo e le propaggini di Monte della Volpe che allora dominavano, più di oggi, il fondovalle di Costa e Borgo Rivola; probabilmente per l’ultima volta vi si recò, quasi ottantenne, il 23 maggio 1898. Si spense infatti nell’ottobre 1905, un anno dopo l’inaugurazione della Regia Scuola Pratica di Agricoltura.

Tornano le visite nella realtà ipogea più importante della Vena del Gesso
E’ indubbiamente la grotta più nota e celebrata del Parco della Vena del Gesso Romagnola soprattutto per la presenza di testimonianze archeologiche che attestano una frequentazione dell’uomo protratta per diversi millenni. La grotta è raggiungibile per un sentiero panoramico, che si inerpica sul fianco della parete gessosa. Durante la salita, poco prima di giungere all’ingresso della grotta, si nota l’imbocco di una galleria di cava. Dall’atrio di accesso della grotta, suggestivo per la presenza di numerose nicchie artificiali, sedili e veri e propri abbeveratoi scavati nella roccia, la vista sulla valle e sulla sottostante stretta di Borgo Rivola è splendida. La grotta, lunga complessivamente oltre quattro chilometri, è facilmente percorribile, con abiti normali, per un tratto di una sessantina di metri fino alla Sala Gotica, più oltre può essere visitata solo con attrezzatura speleologica. I rami inferiori della grotta, sono molto impegnativi per la presenza di pozzi e strettoie e possono essere percorsi soltanto da speleologi dotati di adeguata attrezzatura. Come arrivare: per raggiungere la Grotta del Re Tiberio, da Riolo Terme si prosegue lungo la SS 306, in direzione Casola Valsenio, e arrivati alla Casa Cantoniera in località Borgo Rivola, dopo 500 m. si svolta a sinistra in direzione Ex Cava Anic. Previa prenotazione con gruppi a numero limitato, effettuabile chiamando il 329/6791490 è possibile visitarle il sabato alle 14.30 e 16, la domenica le visite asono previste alle 9.30, 11.30 e 14.30 (anche 16.30 su richiesta). Ad Aprile aperture straordinarie per le festività. Possibilità di giorni e orari personalizzati per gruppiorganizzati escuole. L’ingresso con visita guidata è di 10 euro (8 euro ridotto fino 12 anni e over 65) con una durata di 90’. Consigliato abbigliamento comodo e scarpe con suola tassellata. La temperatura in grotta è di circa 12°C tutto l’anno. Il ritrovo è 15’ prima dell’orario concordato nel Casotto Speleologico. Fino a Ottobre, negli orari di apertura della grotta è liberamente visitabile anche il Museo sul Carsismo e la Speleologia allestito nella casa cantoniera sulla strada provinciale. Maggiori info retiberio@nottola.org.
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