Riolo Terme, bilanci e progetti con il presidente del Parco della Vena del Gesso Antonio Venturi

Romagna | 04 Gennaio 2022 Cronaca
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Sandro Bassi - È stato un ottimo 2021 (malgrado tutte le difficoltà del Covid) per l’Ente di Gestione Parchi e Biodiversità Romagna, che si occupa di numerose aree protette, fra le quali la più nota è la Vena del Gesso.
Al Presidente Antonio Venturi chiediamo di tracciarci un bilancio. «Comincio senz’altro dalla nomina del nuovo direttore, Nevio Agostini, che il 1° febbraio ha preso il posto di Massimiliano Costa. Si è rivelata una scelta giustissima e per nulla scontata: sostituire Costa non era facile, poi molti parchi si “accontentano” di direttori bravi sotto il profilo amministrativo, ma noi avevamo bisogno di un naturalista, anche abituato a rapportarsi operativamente col territorio, come in effetti ha sempre fatto Agostini con le Foreste Casentinesi».
Poi?
«Abbiamo avviato diversi progetti, cominciando dalla Casa del Fiume a Borgo Tossignano, per la quale abbiamo preso un po’ a modello il Carnè, che è il nostro “fiore all’occhiello”: anche lì non è facile, perché il Carnè è davvero perfetto, come gestione, come edificio e come cornice ambientale. Peraltro non a caso ci sono 50 anni di esperienza, visto che il Carnè come area protetta nacque nel 1971, mezzo secolo fa; però ce la faremo anche con la Casa del Fiume».
A proposito, del Carnè è comproprietario anche il Comune di Faenza, che da quest’anno è entrato nel Parco non come territorio, ma come soggetto interessato: alla Vena lo lega il sentiero 505, con Castel Raniero, l’Olmatello, i calanchi…
«E più in generale la vicinanza, se non addirittura il fatto di costituirne la “porta di ingresso nord-orientale”. Certo, in senso stretto la porta è Brisighella, ma Faenza con i suoi musei e le sue attrattive turistiche e culturali lo è ancor prima. Aggiungo che un ragionamento analogo ha fatto il Comune di Imola e anche quello di Castel Bolognese, legato al Parco, in senso fisico e ideale, dal fiume Senio e dalle sue “derivazioni”: penso ad esempio al Molino Scodellino».
Un legame con Imola adesso è anche la via del Gesso, giusto?
«Certo. Abbiamo realizzato questo lungo cammino, di quattro giorni, che da Imola raggiunge Tossignano con la pista pedonal-ciclabile di recente costruzione, dopodiché ci sono due giorni sulla cresta gessosa fino a Brisighella e uno sul sentiero 505, fra i calanchi, fino a Faenza. A raccordare tutto c’è il comodissimo treno, quindi un’escursione ecologica al massimo…».
Inoltre, lavori operativi, cioè sul territorio del Parco in senso vero e proprio?
«Il più importante è il progetto Life, finanziato dall’Europa, per il ripristino dei querceti e, ove possibile, il loro miglioramento, eliminando ad esempio le conifere esotiche. Siamo già partiti e finiremo nel 2026».
Ma sono invece già finiti i lavori all’ex Casa Cantoniera di Borgo Rivola…
«Sì, ma non del tutto. E’ pronto il contenitore e anche l’allestimento interno, che vedrà da una parte un ostello per escursionisti e dall’altra un centro-visite su carsismo e speleologia. Manca però il parcheggio, per il quale abbiamo già acquisito un terreno e dove dobbiamo fare qualche adeguamento».
E per il Palazzo Baronale di Tossignano?
Anche lì siamo in dirittura d’arrivo. Ci verrà un Museo sulla Geologia del territorio».
Infine, «buoni propositi» per il 2022?
«In estrema sintesi: sulla Vena portare a termine la bonifica del Re Tiberio per riaprire al pubblico la relativa Grotta. Ma noi dobbiamo occuparci anche delle altre aree. E allora: ad Onferno di Rimini effettuare un monitoraggio completo sulla stabilità della grotta, anch’essa visitabile turisticamente; a Scardavilla di Meldola avviare un percorso per acquisirla alla piena fruizione pubblica mentre ora siamo in comodato con i proprietari; e alla Frattona di Imola una nuova cartellonistica».
Abbiamo dimenticato la Marana. Quali progetti per l’ex cava tra Brisighella e il Carnè, già così apprezzata per i concerti serali estivi?
«Proseguire se possibile su quella strada. Abbiamo già rinnovato la convenzione con la scuola di musica Sarti di Faenza, ma prima ancora dobbiamo fare delle verifiche di stabilità, perché la sicurezza dev’essere il primo dei nostri obiettivi».
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