Riolo Terme, a febbraio via ai lavori per la messa in sicurezza dell'ingresso della Grotta di re Tiberio con l’obiettivo di aprire nell’estate

Romagna | 18 Dicembre 2021 Cronaca
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Sandro Bassi - L’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Romagna, che amministra soprattutto il Parco regionale della Vena del Gesso, ha pubblicato un «avviso di consultazione preliminare per l’individuazione degli operatori economici da invitare per la richiesta di preventivo per la messa in sicurezza della parete gessosa sovrastante la Grotta o Tana del Re Tiberio, presso Borgo Rivola (Riolo Terme)». 
Al di là del linguaggio burocratico e dei necessari passaggi previsti dalla legge per i lavori pubblici, si tratta di un problema vecchio e ben noto: la Grotta del Re Tiberio nella sua prima parte (cavernone di ingresso e galleria retrostante per circa 60 metri) era «turisticamente visitabile» per il suo elevato interesse archeologico fino al crollo di massi nel 2019, crollo che la rese pericolosa e che quindi pose fine alla sua accessibilità. Le visite avvenivano nei fine-settimana, con buona presenza di pubblico, ed erano guidate da operatori abilitati (guide speleologiche con regolare patentino emesso dal Parco). Il principale motivo di interesse, oltre alla suggestione dell’ambiente sotterraneo, era costituita dal gran numero di antiche vaschette scavate nel gesso vivo del pavimento e delle pareti. Si tratta infatti di contenitori d’acqua di stillicidio realizzati in epoca protostorica a scopo sacrale e votivo: le acque di grotta erano considerate terapeutiche, panacea per una serie infinita di mali, e «pazienti» del più vario tipo accorrevano qui in pellegrinaggio per bere l’acqua o per cospargere con essa arti doloranti, piaghe, ferite. L’acqua veniva probabilmente distribuita da sacerdoti e i fedeli lasciavano offerte votive (bronzetti, vasetti miniaturizzati, ecc.), non molto diversamente, mutatis mutandis, da come avviene ancor oggi a Lourdes, ad esempio.
Il Parco intende ripristinare le condizioni di sicurezza per riavviare le visite. E si tratterà di porre in opera, sulla rupe che incombe sull’ingresso della cavità, una rete in acciaio con relativi ancoraggi che la devono far aderire il più possibile alla roccia. Si tratta infatti di una rupe per sua natura instabile (il gesso è friabile, solubile in acqua e molto sensibile agli agenti meteorici di degrado: pioggia, gelo, escursioni termiche) e a questo negli ultimi sessant’anni si sono aggiunti i danni prodotti dalla vicinissima attività estrattiva della Cava di Monte Tondo. La Tana del Re Tiberio è tutelata anche da un vincolo della Soprintendenza Archeologica, ma ciò non è bastato a proteggerla da vibrazioni (la cava utilizza tuttora le mine), scosse e altri danni indiretti o, in passato, anche diretti, perché come testimoniano le numerose fotografie (esposte proprio nei giorni scorsi a Faenza a Palazzo Esposizioni e comunque più volte pubblicate e sempre visibili su Internet), rupe e grotta furono negli anni ’60 oggetto anche di scariche di materiale di risulta (detriti) dall’alto, oltre che di scavi che prosciugarono del tutto il bacino di assorbimento idrico. Quest’ultimo problema è stato artificiosamente risolto convogliando sul soffitto della grotta acqua con un tubo mimetizzato e che, tramite fori, ricrea una sorta di stillicidio a comando. Il problema dell’instabilità geologica è invece chiaramente più grave e richiederà appunto lavori per qualche mese - l’avviso dell’Ente dice che partiranno entro il prossimo febbraio e dovranno terminare entro fine giugno 2022 - e per un importo previsto di 136mila euro. 
«Nostro obbiettivo - spiega il direttore del Parco, Nevio Agostini - è riaprire in sicurezza entro la prossima stagione estiva e la Grotta del Re Tiberio è particolarmente importante per noi, perché si trova lungo la Via del Gesso che abbiamo appena “lanciato” e perché sarà meta turistica assieme alla vicina e appena restaurata Ex Casa Cantoniera di Borgo Rivola, in parte ostello della Via del Gesso e in parte adibita a centro-visite per il carsismo e la speleologia nei gessi. I lavori sono possibili grazie ad un apposito finanziamento della Regione». 
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