Riolo, progetti e interventi per boschi più naturali
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Sandro Bassi - Difendere la biodiversità dei boschi di roverella. E’ questo l’obbiettivo di un progetto Life (quindi finanziato dall’Unione Europea) condotto dal Parco regionale della Vena del Gesso romagnola ed è questo il titolo della relativa pubblicazione appena uscita, a cura di Paolo Laghi, autore dei testi e di Paolo Matteo Tauriello autore degli accattivanti disegni.
In 20 pagine Laghi è riuscito a condensare concetti non facilissimi: i boschi sulla nostra Vena del gesso ci sono ancora, è vero, ma secoli di sfruttamento li hanno impoveriti e semplificati, sia nella struttura (coetanea e spesso risultante dai ripetuti tagli di ceduazione, quindi con tanti polloni, quasi “a mazzi”), sia nella composizione floristica, ormai monospecifica e con la scomparsa delle essenze più sporadiche e più vulnerabili.
E’ ovvio che a Bruxelles siano attenti al patrimonio forestale naturale, in particolar modo a quello mediterraneo che per noi è, per così dire, normale, ma che a livello europeo è minoritario e particolarmente prezioso. I querceti mediterranei costituiscono un habitat di interesse europeo, prioritario, e quindi se ne prevedono misure di tutela e, ove possibile, di ripristino. Come? Nel nostro caso romagnolo con l’eliminazione – graduale e selettiva – di tutte le conifere esotiche che nel tempo, a partire soprattutto dagli anni Trenta del ’900, sono state introdotte per rimboschimenti. Rimboschimenti che hanno esaurito il loro compito di pionieri e che ora vanno eliminati appunto per un ritorno delle specie originarie, segnatamente della roverella. Quindi - si obbietta - queste misure di presunta tutela iniziano paradossalmente con la motosega, abbattendo alberi. Sì ma non solo. E’ prevista l’eliminazione dei pini neri (provenienza austriaca, da substrati calcarei dove essi offrono in effetti ottime garanzie di attecchimento, ma da noi con deperimenti più o meno precoci), dei cedri e dei pini nord-americani, ma nel contempo si pianteranno aceri, ornielli, sorbi, cornioli, e anche una lunga serie di arbusti che va dal ginepro al terebinto, dal prugnolo alle varie ginestre.
Un discorso a parte riguarda quelle conifere – ad esempio le tuie giganti piantate nel 1929 nel versante nord di Rontana in una conca straordinariamente favorevole – che hanno conseguito un valore storico, testimoniale, magari anche estetico, sono ancora in perfetta salute e non verranno eliminate.
Paolo Laghi affronta anche il complesso argomento degli alberi «habitat», cioè decrepiti, vetusti, invecchiatissimi o addirittura morti. La vecchia scuola forestale raccomandava la loro subitanea rimozione, mentre gli studi recenti hanno messo in luce la loro utilità per la microfauna e per il completamento dei processi naturali di decomposizione, importanti come e più di quelli produttivi.
Il libretto è in distribuzione gratuita e può esser richiesto nei centri visita del parco e presso la sede di Riolo Terme.