Riolo, interventi nella Vena del Gesso per migliorare i querceti

Sandro Bassi - Entro fine settembre verrà avviata la parte operativa del complesso e lungo progetto «Life4 Oak Forests» che riguarda i boschi mediterranei di quercia, in particolare quelli di roverella della Vena del Gesso romagnola. Finanziato dall’Unione Europea, il progetto, decennale, si prefigge come obbiettivo la conservazione e, ove possibile, il miglioramento dei boschi di quercia, restituendo loro caratteri di naturalità sia nella struttura, sia nella composizione delle varie specie.
«Si tratta ora di passare alla parte pratica e cioè agli interventi forestali veri e propri - spiega Serena Petroncini che per il Parco della Vena segue le operazioni – e sostanzialmente ci occuperemo di due cose: eliminazione delle conifere esotiche e arricchimento dei restanti boschi di latifoglie. La prima fase sarà graduale e selettiva e consisterà nell’abbattimento di pini neri, cipressi, cedri e altre conifere piantate negli anni Trenta e soprattutto Cinquanta e primi Settanta: si tratta di rimboschimenti artificiali che hanno esaurito il loro compito di copertura e preparazione del terreno, che in quanto resinosi sono anche particolarmente “a rischio” per eventuali incendi e che quindi ora vanno eliminati, sia pur con le dovute cautele e gradualità, per far posto alle latifoglie spontanee autoctone: roverella appunto, ma anche ornielli, carpini, aceri, sorbi, in maniera da restituire al bosco la sua naturale biodiversità».
Inutile nascondere che si tratta comunque di interventi di abbattimento, che in un Parco possono apparire incongrui, che hanno un impatto visivo talvolta traumatico e che vanno spiegati a cittadini e ad amministratori. «Per questi ultimi - spiega Fiorenzo Rossetti, responsabile per il Parco della comunicazione – abbiamo previsto un’intera giornata di confronto e informazioni, sabato 18 settembre presso i nostri uffici annessi al Comune di Riolo, e ci saranno tecnici a disposizione per tutta la giornata per qualunque chiarimento».
«La seconda fase operativa - aggiunge sempre Serena Petroncini - consisterà in interventi di miglioramento dei querceti stessi e quindi conversioni di cedui in fustaie attraverso tagli di avviamento (in cui si elimina progressivamente una parte dei polloni fino ad ottenere quella definitiva che creerà l’alto fusto) e anche piantumazione ex novo di piante autoctone che nel frattempo sono state allevate nel vivaio del Giardino Officinale di Casola Valsenio». «Ancora, cercheremo di rispettare e conservare quegli alberi vetusti indispensabili per la microfauna forestale: insetti, pipistrelli e altri micromammiferi - e l’Unione Europea detta in proposito tutt’una serie di misure. Lo scopo infatti è preservare la biodiversità non solo vegetale, ma anche animale».