Riolo, il parco della Vena del Gesso lancia la guida geologica
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Sandro Bassi - E’ uscito «MuGeDi, il Museo Geologico Diffuso del Parco della Vena del Gesso romagnola» (52 pagg. con cartine e foto a colori, Monti editore, 10 euro), agile guida che va ad aggiungersi alle altre naturalistiche già esistenti e in particolare al «catalogo» del Museo Geologico all’Aperto dell’ex Cava Monticino di Brisighella, pubblicazione «pioniera» per i moderni studi geologici sulla Vena del Gesso. Quest’ultima si configura come un autentico santuario naturale, con peculiarità floristiche e faunistiche, ma è ovvio che prima ancora sia proprio la roccia del substrato - il solfato di calcio biidrato, cioè il gesso - a farne un unicum nel territorio regionale.
L’obiezione che anche i territori bolognesi e reggiani possiedano affioramenti gessosi è valida fino ad un certo punto poiché questi ultimi sono sì analoghi alla «nostra» Vena da un punto di vista geologico ma non da quello morfologico e, di conseguenza, paesaggistico: solo qui - e soprattutto nel settore centrale, quello attorno a Monte Mauro - abbiamo quelle famose «morfologie rupestri» (pareti rocciose) che in definitiva sono il vero fiore all’occhiello della Vena, ospitando anche le piante più rare, gli animali più elusivi, gli scorci naturali più selvaggi.
Benissimo ha fatto, quindi, l’Ente Parchi e Biodiversità Romagna a promuovere questa pubblicazione, curata nei testi da Marco Sami per gli aspetti più tecnici e da Fiorenzo Rossetti e Oscar Zani per quelli più divulgativi. In pratica Sami, geologo e paleontologo, ha descritto quelle che sono considerate le «eccellenze geologiche» del Parco, raggruppate in quattro percorsi escursionistici ad anello che a loro volta ospitano, sul posto, ben 46 pannelli didattici. Andando da ovest verso est i percorsi riguardano: Gessi di Monte Penzola (sinistra Santerno), Riva di San Biagio (destra Santerno), Gessi di Monte Mauro (fra Senio e Sintria) e Gessi di Brisighella e Rontana (fra Sintria e Lamone).
Dopo una dettagliata introduzione scientifica, la guida prende per mano il lettore e lo accompagna in questi quattro «piani» dell’ideale museo soffermandosi infine su 20 luoghi che potremmo considerare le «sale» del museo stesso: la visita inizia dal Palazzo Baronale di Tossignano (che assieme a quello della Rocca di Brisighella è museo in senso fisico, ospitando classici allestimenti e reperti), poi ci porta a vedere gole (ad esempio il «Tramosasso» di Tossignano), ingressi di grotte (Re Tiberio, Tanaccia, Abisso Lusa e abissi del Carnè), varietà di gesso molto particolari (ad esempio quello alabastrino di Pieve Gesso), calanchi, ex cave (Monticino e Marana) e infine antiche miniere di lapis specularis.