Riolo, con la cava di Monto Tondo, nel 1958, nasce la civiltà del gesso: genesi, storia e sviluppo di una risorsa
Riccardo Isola - In questi ultimi quindici anni, da quando cioè è nata la riserva naturale protetta regionale (anno domini 2005), la dimensione paesaggistica, naturalistica e di protezione ambientale ha preso il «sopravvento», almeno nel dibattito pubblico e politico, per quanto concerne la civiltà del gesso. Storia e sviluppo socio-economico legato all’omonima Vena che attraversa, per quasi 30 chilometri in superficie, trasversalmente le valli del Santerno, Senio e Sintria affacciandosi sulla più meridionale val Lamone. Due schieramenti in cui l’anima ambientale, burocratica e amministrativa da una parte prima ha virato, dopo anni di silenzio, sui concetti di protezione e tutela passando poi, negli ultimi anni accellerando, su quelli del divieto e della limitazione. Dall’altra una società, proletaria, artigianale e poi industriale e multinazionale in trincea a difesa del profitto, della sostenibilità economica e della sussistenza comunitaria. Uno scontro che ha trovato la sua pietra d’inciampo finale nella candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco del sito evaporitivo. Uno scontro, figlio di una storia lunga iniziata a metà del secolo scorso, che oggi sta solcando sempre di più un divario che sembra non sia capace di cicatrizzarsi.
Tutto nasce, dal punto di vista industriale a Monte Tondo (436 m slm) nel 1958 quando l’Anic iniziò la coltivazione. Prima scavando in superficie e poi, dal 1965, iniziando la coltivazione sotterranea tramite gallerie, ne furono scavati circa 15 chilometri. Con il passare degli anni la tecnica iniziò a caratterizzarsi attraverso la tecnica dei gradoni. In questo modo si passò dalle 300mila tonnellate di gesso estratto alle quasi 800mila tonnellate annue. Gesso che fino alla seconda metà degli anni ‘70 veniva trasportato fuori dal territorio. Negli anni ‘80 partì il progetto per la creazione di una zona industriale e nel 1983 nasce lo stabilimento Vic Italiana S.p.A. produttore di intonaci premiscelati con l’assunzione di una cinquantina di persone del territorio. Ma la vera accellerazione arrivò tra il 1990 ed il 1994, quando iniziò a Casola Valsenio la lavorazione del gesso, con la creazione e l’insediamento della Bpb Italia. La cava però rimase di proprietà, fino al 2008 della Davilla poi fusasi dentro la Bpb.
La realizzazione del primo stabilimento per la produzione di cartongesso arrivò a fine degli anni ‘90 con la nascita dell’Italgips. Il primo in Italia a produrre lastre in gesso cartonato con una potenzialità produttiva degli impianti di 14 milioni di metri cubi l’anno. A fine 2005, la cava cambia di proprietà e diventa del gruppo francese Saint-Gobain. Nel 2009 nasce Gyproc Saint Gobain. L’escavazione del gesso, in questo caso un tipo molto particolare detto Lapis specularis, minerale brillante la cui caratteristica principale è quella di sfogliarsi in strati talmente sottili da fare passare la luce, presentando caratteristiche simili al vetro, inizia con i Romani. Civiltà che ne faceva ampio uso, destinando alla sua estrazione persino i bambini, gli unici a potersi infilare anche nelle cavità più strette. Lo usavano per chiudere le finestre di edifici pubblici o privati, ma anche per altri utilizzi come serre, alveari o lettighe. La vera e propria dimensione estrattiva a scopi industriali arriva un decennio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’area di scavo si sviluppa attraverso una scarpate di oltre 100 m tra il Senio a Nord e la linea di cresta a Ovest, su di un’area di circa 374.580 m quadrati. I Comuni interessati sono quelli di Riolo Terme e Casola Valsenio. Da metà degli anni ‘60 il gesso veniva estratto in galleria, a camere e pilastri tra le quote 140 e 220 m s.l.m. Nel 1990 l’attività sotterranea è stata abbandonata.
Oggi l’attività viene svolta a cielo aperto, parte dei sotterranei sono utilizzati per attività di trasporto. Dai dati ricavabili dalle fonti esistenti e fruibili dal 1961 al 1993, quindi nei primi 32 anni di attività, il minerale mercantile estratto ha raggiunto le quasi 20 milioni di tonnellate. Di queste 19.166.200 tonnellate solo 3.520.500 tonnellate provengono dalle coltivazioni in sottosuolo. Gli anni di maggiore pressione sulla cava sono stati il 1973 e il 1974 con 1.065.000 tonnellate di materiale estratto, l’anno in cui si è invece «scavato» di meno è stato il 1990 con «sole» 231.400 tonnellate. I restanti anni, salvo qualche raro caso, hanno visto l’attività scendere anno dopo anno variando dalle 726.000 tonnellate del 1961 alle 282.500 tonnellate del 1993. Negli ultimi anni del XXI secolo si è passati da una media di quasi 400.000 tonnellate all’anno, soprattutto nel 2007 e 2008, alle circa 200.000 tonnellate estratte nel 2012. I dati sugli ultimissimi anni si distanziano, ancora in misura calante, da questi che si registravano a metà della prima decade del 2000 arrivando a circa 40.000 tonnellate di materiale estratto ogni anno. In totale l’evoluzione occupazionale legata all’estrazione del gesso in cava e poi la sua lavorazione è passata attraverso numeri importanti per il territorio della Valle del Senio. Oggi tra operatori in cava e nello stabilimento casolano siamo a oltre 110 unità. Foto: www.fotostoriacasolana.it, www.venadelgesso.it, www.fsrer.it.