Riccardo Isola - Olio, vino, frutta ma anche prodotti caseari e di salumeria. Questi gli ambiti merceologici che escono sul mercato con il logo del Parco della Vena del Gesso. Un valore aggiunto per il territorio e per l’economia, che è anche sinonimo di certificazione d’origine visto che per potersi fregiare di questa attestazione le aziende agricole che hanno aderito all’accordo stipulato qualche anno addietro tra ente Parco e organizzazioni agricole, devono essere all’interno dell’area dell’area protetta nel territorio faentino e imolese. Differente invece la situazione degli agriturismo che possono invece anche «solo» insistere all’interno dei territori comunali aderenti al Parco. Si sta parlando di quasi una trentina di realtà, per la verità siamo a 27, che coprono più o meno il 10% delle aziende presenti. Un’azione di marketing coordinata che per il presidente dell’area protetta regionale, Antonio Venturi «sta dando buoni risultati in termini di feedback alle aziende, sia economici sia turistico-ricettivi. Gli obiettivi che si prefigge l’accordo - prosegue - prevede oltre a una rete di aziende del Parco, c’è anche quello di creare un coordinamento per strategie di marketing che sappiano posizionare questa nicchia di prodotto sul mercato in modo efficace e continuativo». Ma non solo «stiamo cercando di implementare lo sviluppo dell’e-commerce oltre che creare quella identità territoriale di prodotto e produzioni che possa spingere la curiosità e sinergie sia con i privati sia con i ristoratori e le attività similare distribuite sul territorio. Il tutto provando - conclude Venturi - anche a definire ambiti di crescita per produzioni che identificano e caratterizzano l’economia agricola territoriale come il carciofo Moretto di Brisighella o le albicocche della Val Santerno solo per fare qualche esempio».
Da 15 anni, momento in cui il parco è stato ufficializzato, i rapporti tra agricoltori e struttura si sono andati mitigando. Non a caso degi circa 6.000 ettari di estensione ben 4.000 sono ad uso agricolo. Un rapporto che non poteva che trovare punti di convergenza per un progetto che oltre a prefiggersi lo scopo di tutela ambientale e paesaggistico-naturalistica deve e dovrà puntare sempre di più alla promozione e valorizzazione delle emergenze agro-alimentari, agrituristiche e culturali che lavorano quotidianamente all’ombra della Vena del Gesso romagnola. «Un percorso - rimarca Venturi - che stiamo vedendo stia dando buoni risultati visto che anche nuove aziende, anche medio grandi, sembrano intenzionate a sottoscrivere questo ormai “storico” accordo».