Rimini, omicidio Paganelli: il figlio sollevato dall'incarico di servitore di ministero dai Testimoni di Geova

Romagna | 05 Novembre 2023 Cronaca nera
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Si aggiunge un altro mistero a quello che circonda la morte di Pierina Paganelli. Un mistero che coinvolge anche la figura del figlio della donna di 78 anni, testimone di Geova, uccisa la notte del 3 ottobre scorso nel garage del condominio di via Del Ciclamino con 29 coltellate. Come riporta l'Ansa, Giuliano Saponi, 53 anni, sarebbe stato sollevato ad aprile dalla carica di "servitore di ministero" dei testimoni di Geova dopo una "relazione" pubblica della moglie Manuela Bianchi, la nuora che la mattina del 4 ottobre ha scoperto il cadavere di Pierina. I servitori di mistero per i testimoni di Geova sono cristiani esemplari e vengono scelti per le loro ottime qualità spirituali. Ad aprile di quest'anno, quindi, pochi giorni prima che rimanesse vittima di un pirata della strada (l'incidente è del 7 maggio), Giuliano era stato sollevato dall'incarico. Secondo quanto emerso dalle testimonianze raccolte dalla squadra mobile di Rimini, sarebbe stata Manuela a relazionare su alcuni comportamenti di Giuliano contro la famiglia, con conseguente reprimenda e perdita dell'incarico. Particolare che aveva sicuramente esasperato i dissidi tra la nuora Manuela e la suocera Pierina e finito per complicare i già difficili rapporti familiari. Il 7 maggio, quindi, Giuliano era finito travolto da un pirata della strada e lo scorso 10 ottobre sarebbe dovuto tornare a casa dopo una lunga convalescenza. Ma una settimana prima, il 3 ottobre la madre era stata trovata cadavere proprio dalla nuora. Il clima teso tra i coniugi Giuliano e Manuela, non era un mistero neanche per i vicini di casa, Louis Dassilva, senegalese 34enne col quale la nuora avrebbe avuto una relazione, e la moglie Valeria Bartolucci. Proprio la Bartolucci, oggi alle 10, è tornata in Questura dopo l'interrogatorio a 'sit' di ieri terminato col sequestro di abiti e scarpe da ginnastica del marito Louis. Un'acquisizione che ad un mese di distanza dall'omicidio si sarebbe resa necessaria perché il senegalese non avrebbe consegnato alla polizia scientifica gli abiti che indossava il giorno dell'omicidio, ma altri vestiti. Se si sia trattato di una svista o di un atto volontario sarà appurato in successivi interrogatori.
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