Rientro a scuola nel Ravennate, Angelini (Ausl): "Aumento delle quarantene non significa più contagi"

Silvia Manzani
«Le quarantene delle classi derivano da una disposizione regionale che ci indica come contenere la variante inglese, il loro aumento non attesa la crescita dei contagi all’interno delle scuole». Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di sanità pubblica dell’Asl Romagna, fa il punto su quel che sta avvenendo da quando i bambini e i ragazzi dal nido alle medie sono tornati in classe e le superiori sono rientrate al 70%.
Dottoressa, che cosa sta avvenendo nella nostra provincia?
«Stiamo applicando l’ordinanza in vigore dal primo maggio, che dispone l’accorciamento del periodo di quarantena da 14 a dieci giorni, periodo dopo il quale gli alunni con tampone negativo possono rientrare in classe. Ci sono pochissimi casi di rifiuto del secondo tampone, in quel caso la quarantena prosegue per altri quattro giorni».
Ci sono obblighi anche per le famiglie?
«No, anche se è ovvio che un bambino piccolo che non può stare a casa da solo deve rimanere con un adulto. Per i ragazzi più grandi, la raccomandazione è quella di limitare i contatti con la famiglia nel periodo in cui è probabile che ci si possa ammalare. Bisogna fare in modo di applicare le regole per ridurre il rischio di contagio, perché non deve passare il messaggio che riaprire tutto equivale al fatto che non ci sono più casi di Covid. Se è vero che gli ospedali sono meno sotto pressione e le persone più fragili in fase di vaccinazione, è altrettanto vero che le classi sono ambienti ristretti, dove bisogna adottare le precauzioni del caso. Tornare a scuola è una conquista, senza dubbio. Ma il fatto di poterci andare significa che ci vuole attenzione perché possiamo tenere sotto controllo il problema ma non lo abbiamo ancora eliminato. Quando eravamo in lockdown era lo Stato a stare attento per noi, adesso siamo noi a doverci comportare in modo coscienzioso».
A livello organizzativo, che partita è quella dei tamponi e delle quarantene delle classi?
«Molto impegnativa, ma è qualcosa che stiamo facendo da settembre. Nelle scuole ci sono dei referenti specifici, così come abbiamo medici che seguono, in particolare, proprio questa parte del lavoro. L’impatto è forte ma riusciamo a fare tutto, per fortuna».
Al momento dove registrate più quarantene?
«Sono dati che variano molto velocemente. Non solo: sono molto casuali, non significativi, proprio perché non fotografano i contagi che avvengono dentro le scuole ma quelli che si registrano in ambiente familiare o extrascolastico».