Ravennati in Spagna e Germania: "Anche noi chiusi in casa"

Romagna | 06 Aprile 2020 Cronaca
ravennati-in-spagna-e-germania-quotanche-noi-chiusi-in-casaquot
Barbara Gnisci
«Qui in Germania si guarda alle misure restrittive adottate in Italia, anche se si è optato per un modello più soft. Siamo un esempio per i tedeschi». A dirlo è Alberto Ricci, ravennate, che vive a Kerpen, a 15 km da Colonia: «Con le restrizioni introdotte dal Decreto di quattro settimane fa sono state chiuse tutte le attività non necessarie, a eccezione dei supermercati e delle farmacie. Ma qui, a differenza che da voi, non serve un’autocertificazione per uscire da casa. Credo che si fidino molto del buon senso dei cittadini». Tra le misure, nessun assembramento con più di due persone e il mantenimento di una distanza di due metri: «Il divieto di muoversi in gruppo non vale per le persone che fanno parte dello stesso nucleo, quindi la mia famiglia e io usciamo tranquillamente a fare passeggiate. Anche lo sport all’aria aperta è permesso». Scuole chiuse, fatta eccezione per gli asili: «Sono rimasti aperti per accogliere i figli di dottori, infermieri, poliziotti e di tutti coloro che lavorano in prima linea per far fronte all’emergenza Coronavirus». In molti, invece, lavorano da casa: «Qui in Germania lo smart working è una modalità lavorativa abbastanza diffusa. Conosco più di una persona che lavora da casa almeno un giorno a settimana. Anche io e mia moglie, che lavoriamo per due aziende differenti, ci stiamo dividendo tra casa e ufficio, così per poter stare con le nostre bambine di 7 e 9 anni». Sebbene il rapporto tra posti in terapia intensiva e numero di abitanti sia più favorevole in Germania rispetto all’Italia, rimane comunque una preoccupazione diffusa rispetto alla diffusione del virus: «Anche qui si sta cercando di tenere bassa la curva dei contagi. Personalmente non sono preoccupato, sia io che mia moglie abbiamo meno di 40 anni e i bambini sembrano essere quelli meno colpiti dal virus. Qualche preoccupazione nasce per la nonna tedesca e per i nonni in Italia». Per le strade, intanto, regna il silenzio: «A parte un assalto iniziale ai supermercati e una domenica al parco qualche settimana fa per approfittare del sole, la gente sta molto a casa». Mascherine e guanti non sempre sono indossati: «Tra le persone si percepisce una preoccupazione rispetto al lavoro. In tanti sono in cassa integrazione; altri ancora lavorano, magari portando avanti progetti e mansioni messe da parte, ma se si continua così altre attività saranno costrette a fermarsi. Mi chiedo che cosa accadrà se il fermo sarà prolungato oltre il 15 aprile». 
È in casa dal 12 marzo, ed esce solo una volta a settimana per andare a fare la spesa, Loira Manzani, ravennate, da oltre dieci anni a San Sebastián, nei Paesi Baschi, al nord della Spagna: «Qualche giorno fa, mentre buttavo l’immondizia, ho avuto la sensazione di essere osservata da una signora da dietro la tenda. La diffidenza è una caratteristica di molti baschi, probabilmente per la storia che hanno alle spalle». E mentre passa le giornate in casa con il marito, basco, e i loro due figli, Manzani osserva l’Italia: «Da voi sono arrivate prima le restrizioni e poi le misure per farle rispettare; qui da noi, dal momento in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, sono iniziati i controlli. Le strade si sono riempite di militari e di poliziotti. Tutte le sere alle 8 si esce sui balconi ad applaudire i medici e gli infermieri, e si ribadisce che quegli applausi non sono per la polizia. La loro presenza non è tranquillizzante, anzi, fomenta la paura e la diffidenza nei confronti di tutti. Anche se poi, quando imparano a fidarsi, i baschi diventano delle persone meravigliose. Una settimana fa hanno fermato un signore che stava andando al lavoro in bicicletta e gli hanno detto che doveva usare l’autobus e che gli avrebbero fatto una multa. Lui, avendo una videocamera sul casco, ha postato un video sui social e credo che poi la cosa sia finita lì. A volte temo si rasenti l’abuso di potere». Anche in Spagna si esce per le stesse motivazioni: lavoro, spesa, salute e assistenza a persone non autosufficienti. E in molti lavorano da casa: «Mi occupo di progetti legati all’immigrazione e per ora ho ancora un po’ di cose da portare avanti anche da casa; mio marito invece è stato licenziato, con la promessa di essere assunto nuovamente quando l’emergenza rientrerà». Seria la situazione negli ospedali: «Nonostante la sanità basca sia la migliore della Spagna, cominciamo a essere in difficoltà. Arrivano messaggi discordanti rispetto alle previsioni future, e noi in casa abbiamo deciso di dedicare un tempo definito all’aggiornamento, anche perché c’è molto da fare con due bambini di 3 e 6 anni». Ma per le strade di San Sebastián si respira anche tanta solidarietà: «Nei vari quartieri della città si sono organizzati gruppi di persone per aiutare chi era più in difficoltà. Poi le istituzioni hanno seguito l’esempio».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-ravennati-in-spagna-e-germania-anche-noi-chiusi-in-casa-n23588 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione