Ravenna, Vitali, neo coordinatore 118: "Seicento chiamate al giorno"

Romagna | 26 Marzo 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi
Sono circa seicento le chiamate che, quotidianamente, pervengono alla centrale operativa del 118 da tutta l’Area Vasta della Romagna - ovvero Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena - durante questa terza fase di emergenza legata al Covid-19. Per capirci, prima dell’emergenza sanitaria i numeri viaggiavano al di sotto delle 400 richieste giornaliere, come spiega il neo coordinatore del servizio ravennate, Marco Vitali. «Abbiamo avvertito nettamente tutte e tre le ondate - spiega Vitali -  e dopo il respiro tirato durante il periodo estivo abbiamo dovuto far fronte ad un secondo picco autunnale. Ora ci troviamo a fronteggiare una fase che ci sta provando ulteriormente a causa dell’età degli utenti». Negli ultimi mesi, infatti, sono aumentate le chiamate da parte di giovani senza patologie che presentano forti problemi respiratori. E i numeri rimangono pressochè costanti indipendentemente dai giorni. «Se prendiamo come campioni di riferimento un giorno tra settimana ed un altro nel week-end, i dati non variano di molto. Sabato scorso, per fare un esempio, eravamo intorno alle 600 chiamate tra Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena, a cui è seguito un contatto con un infermiere della centrale. Nel 60% dei casi si è trattato di segnalazioni legate al Covid. Ogni volta è necessario focalizzare il bisogno dell’utente per poterlo indirizzare al meglio verso una risorsa adeguata che può anche trovare risposta nei servizi di medicina territoriale. In 450 casi, inoltre, abbiamo dovuto provvedere con l’invio di un’ambulanza, dal momento che tra i nostri compiti rientra anche quello di gestione dei mezzi di soccorso sui territori delle tre province». Stessi numeri anche per giovedì 18, mentre il lunedì le chiamate sono state addirittura di più. «In centrale ci sono sei infermieri ed un operatore tecnico per la cosiddetta postazione filtro che elabora la chiamata rivolgendola, se necessario, all’operatore dell’emergenza. Molte persone chiedono di essere indirizzate, c’è scarsità di informazione e a volte vogliono solo essere rassicurate. Sostanzialmente la chiamata nasce da un’esigenza di tipo sanitario, ma l’infermiere cerca telefonicamente di rassicurare l’utenza e di capire se è il caso, o meno, di ospedalizzare il paziente e di gestire le richieste in base alla complessità. Magari il paziente è stabile e serve solo una radiografia o un accertamento specialistico e va gestito diversamente da chi, invece, mentre parla ha fame d’aria». Conclude Vitali: «Il sistema dell’emergenza territoriale 118 sta facendo di tutto per dare risposte, anche a condizioni di minore criticità, con la disponibilità e la professionalità di tutti gli operatori, in rete con gli altri servizi di medicina territoriale. In alcuni casi i tempi di intervento possono sembrare lunghi, ma occorre ricordare che la precedenza viene data ai pazienti gravi. Pertanto - conclude il coordinatore - è auspicabile che le persone ricorrano al pronto soccorso ed alla chiamata al 118 solo nei casi di reale urgenza, contattando in prima istanza i propri medici e seguendo le loro prescrizioni. In ogni caso, gli operatori dell’emergenza sanitaria, a tutte le ore del giorno, sono impegnati a non fare mancare ai cittadini le risposte di cui necessitano, consapevoli delle difficoltà date dalla situazione».
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