Ravenna, una rete capillare contro l’azzardo. Le esperienze di SerD e Villaggio Globale

Romagna | 31 Ottobre 2023 Cronaca
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Elena Nencini
Il gioco d’azzardo patologico o ludopatia continua a fare vittime, gli operatori chiedono maggiore informazione affinchè parenti, amici, datori di lavoro, familiari costituiscano una rete intorno a chi è caduto nella rete del gioco d’azzardo. Tra le iniziative organizzate a questo proposito sabato 4 si terrà la Win to run. Come spiega l’assessore alle Politiche sociali Gianandrea Baroncini: «Bisogna mantenere alta l’attenzione su questa vera e propria patologia, che colpisce sempre di più anche nel nostro territorio. Sosteniamo da anni i progetti dello Sportello Esc, gestito da Villaggio Globale in collaborazione con il SerD e il Centro per le famiglie, poichè oltre a offrire consulenze e sostegno gratuito ai giocatori e ai familiari, negli anni ha realizzato tante iniziative rivolte proprio alle diverse tipologie di giocatori». 
A dare alcuni dati del fenomeno a Ravenna e provincia è Andrea Caccìa, coordinatore Sportello Esc di Cervia-Russi-Ravenna. 
Caccìa, quante richieste sono arrivate dall’inizio dell’anno?
«Lo Sportello Esc, gratuitamente, offre orientamento, consulenza e sostegno ai giocatori d’azzardo e ai loro familiari. Riceve molte richieste, dall’inizio 2023 sono 40: in aumento dall’apertura del servizio a fine 2019. Le richieste non sono più inquadrabili in maschi, femmine, giovani, anziani: si tratta di un fenomeno trasversale, anche perché ormai si può giocare ovunque. Il sommerso è altissimo, si parla di 1500 giocatori patologici a Ravenna e provincia. La percentuale di chi chiede aiuto è bassissima per questo c’è bisogno di maggiore diffusione dei servizi dello sportello Esc».
Quali tipi di giocco d’azzardo attirano di più?
«Le slot attirano con il loro aspetto, ma dopo il covid si è diffuso molto il gioco on line, dal poker alle scommesse. Anche il Gratta e vinci crea dipendenze patologiche. Purtroppo ci sono tante persone che si indebitano: alcune finiscono lo stipendio dopo due giorni o una settimana e per il resto del mese non hanno più denaro. Una situazione che mette in difficoltà non solo il giocatore, ma anche le famiglie».
Il giocatore quindi a chi chiede prestiti?
«Alcuni li chiedono a amici, familiari, parenti, chi si rivolge alle banche o alle finanziarie incappa in tassi di interesse molti alti: il giocatore finisce in una spirale dalla quale è difficile uscire. Per non parlare se invece si rivolgono al mondo della malavita, dove il pericolo di violenze diventa forte».
Come si svolge il percorso di chi si rivolge al vostro servizio?
«Il giocatore, o un suo familiare, ci contatta  tramite whatsapp, una telefonata o un messaggio, di solito hanno già visto il sito dello Sportello Esc. Dopodichè organizziamo un incontro conoscitivo e spieghiamo cosa possono fare, a quali realtà si possono rivolgere oltre a noi. Siamo una rete, a Ravenna ci sono due gruppi di giocatori anonimi e uno di parenti di giocatori con cui si possono incontrare per avere sostegno. A seconda della situazione stabiliamo degli incontri di tipo psicologico e/o legale. Bisogna che il giocatore inneschi il meccanismo virtuoso del cambiamento e si astenga dal gioco come scelta di benessere sua, ma anche dei suoi familiari».
 Qualche consiglio?
«Attenzione ai siti illegali on line sono molto rischiosi, se si attiva un conto gioco sarà molto difficile anche riscuotere i soldi nel caso di una vincita. Il giocatore è stimolato a ri-giocare i soldi vinti. Il gioco patologico è spesso solitario dovuto a lutti, noia, pensionamenti, vedovanze episodi che possono mettere in crisi la propria vita: quando si gioca si stacca la testa completamente e non i pensa più a niente. Ad altri dà invece un senso di eccitazione».

Bosi (SerD): «E’ necessaria una rete di professionisti»
Monica Bosi, psicologa e psicoterapeuta, referente SerD (Servizio dipendenze patologiche) per Ravenna, Lugo, Faenza per il gioco d’azzardo, spiega: «Il Sert finanzia i progetti sul territorio, a Ravenna-Cervia-Russi con lo Sportello Esc, mentre a Lugo e Faenza con “Faenza contro l’usura”, in collaborazione con i piani di zona locali. Obiettivo è fare una rete, offrire, gratuitamente, sostegno e consulenza, non solo ai giocatori, ma anche ai familiari. Il sommerso è ancora tantissimo, cerchiamo di fare più iniziative possibili: chi si rivolge a noi è, 9 volte su 10, sospinto dai familiari e solitamente alle spalle c’è una situazione economica disastrosa. Per noi non c’è solo la competenza clinica ma anche quella di tipo legale. In alcuni casi c’è anche la necessita di nominare un amministratore di sostegno, una figura esterna che gestisca i soldi e allontani i conflitti che si possono innescare in famiglia alle richieste di denaro. In altri casi è necessario anche mandare il giocatore in comunità: ogni trattamento è assolutamente individualizzato, da alcune settimane a alcuni mesi. Il gioco d’azzardo come tutte le dipendenze patologiche necessità di una presa in cura multidisciplinare, per questo  al SerD, oltre a me c’è sempre un’educatrice, un medico e un’infermiera, nel caso anche un’assistente sociale: serve la messa in campo di più professionisti». Per quanto riguarda i casi, Bosi sottolinea: «Come, rispetto al target stanno arrivando molti anziani, anche donne, le motivazioni principali sono la solitudine, una vedovanza, la noia o il riempimento del vuoto. I giochi on line attirano anche gli adolescenti, grazie a meccanismi di bonus e benefit, è difficile fare un minimo di controllo. Per questo facciamo formazione nelle scuole e nei luoghi del divertimento su droghe e gioco d’azzardo». Uno dei primi casi con cui la dottoressa si è confrontata quando ha cominciato a lavorare al Sert è quello di: «Una signora di 70 anni che aveva dilapidato tutto il suo gruzzoletto che lei e il marito avevano risparmiato. Dopo la morte del coniuge giocando ai Gratta e vinci era stata costretta a indebitarsi per 80mila euro. La figlia se ne era accorta ed era rabbiosa, la madre passava sedute intere piangendo, non capiva come lei cosi risparmiatrice, attenta, oculata fosse cascata in questa trappola del gioco che aveva sempre giudicato impensabile. Bisogna però stare attenti il gioco d’azzardo patologico è una malattia cronica recidivante, è indispensabile non abbassare mai la guardia». (e.nen.)
 
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