Ravenna, tanti nuovi romanzi per gli autori di casa nostra
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Federico Savini
I ricordi, la geografia, la storia e il rovello interiore. Tutte cose poco tangibili ma che ci eravamo abituati a considerare in qualche modo «acquisite» nel nostro bagaglio mentale, fanno i conti con un graduale sfaldamento in tanti romanzi pubblicati negli ultimi mesi dagli autori del nostro territorio, non tutti scrittori di professione (in verità pochi), ma la concentrazione su questi temi di persone con età e retroterra differenti è, se vogliamo, ancora più probante un merito a quella lunga fase di spaesamento che abbiamo (si spera) alle spalle.
Particolarmente indicativo in questo senso è un libro uscito diversi mesi fa ma importante sia per gli esiti che per il rilievo dell’autrice, l’attrice ravennate Ermanna Montanari che insieme a Marco Belpoliti e al fumettista Igort ha raccontato in L’abbaglio del tempo (La Nave di Teseo) la «bellezza affettiva d’un luogo inventato», tornando almeno un po’ al modo nel quale aveva tratteggiato gli umori di San Pietro in Campiano alcuni anni fa.
Valeria Babini è invece docente di Storia della Scienza all’Alma Mater di Bologna. Originaria di Russi, ha pubblicato quest’anno per la prima volta un romanzo, Gli alberi già lo sanno (La Tartaruga), intimo racconto di una vedovanza aggravata alla pandemia, ma «interrogata» dal rinvenimento di vecchie foto familiari che aprono squarci sul passato così vertiginosi da scatenare interrogazione sulla distanza, l’assenza, l’amore.
In modo non dissimile, la protagonista di Alba (Il Seme Bianco) della faentina Nicoletta Ciani è confinata in casa per via di un’infermità e con un marito scomparso. La sua sarà una storia di dolore, assistenza, cura e ricerca di un equilibrio complesso ma ineludibile.
Torna in qualche modo al passato, rimuginandolo ma pur sempre attraverso un viaggio che sa d’avventura, anche Occhi di un mondo altro (Bookabook), esordio del quarantenne faentino Roberto Valgimigli, il cui protagonista ha la «pace» stampata nel nome di battesimo e il destino di attraversare la grane Storia del primo Novecento.
La guida turistica faentina Maria Federica Baroncini ha invece pubblicato su Pendragon Sale di pietra, dove si torna al secondo Dopoguerra vissuto da una donna travolta da un mondo fuori controllo e alle prese con «lavori» che si credevano estinti e le sontuose stanze del faentino Palazzo Milzetti.
Si chiama Non si muore in un giorno di festa (Varianti) l’esordio del ravennate Andrea Balzani, ambientato solo poco prima, nel turbolento 1944 fascista che fa da sfondo all’intricata avventura dalle tinte gialle di un educatore alcoolizzato alla scoperta (ancora una volta) del suo passato.
Solo qualche mese prima era uscito su Pendragon Il Presidente di Luna Nera, romanzo politico che il giornalista faentino Claudio Visani ha ambientato in questo caso in un prossimo futuro, tra politici spregiudicati dalla vocazione per lo meno discutibile, la pervasività mediatica dei social network, la crisi climatica irreversibile e la «Terza guerra mondiale a pezzetti»…
Torna invece al secondo conflitto mondiale un altro faentino, Floriano Cerini, che qualche mese fa ha pubblicato per Tempo al Libro La casa del roccolo (1943-44), occasione per veder sfilare la grande Storia da un «buco della serratura» assai particolare: quello di una casa di campagna che diventa rifugio, crocevia di fughe, vicende d’amore e dolorose fatalità.
È tornata a pubblica un romanzo anche la lughese Rosemary Randi, che in Le voci disubbidienti (Bacchilega) ritorna in qualche modo all’adolescenza e alla frustrazione che spesso accompagna gli umori di quell’età soprattutto in estate, stagione ideale per bruciare di passione, ma forse anche per accettare se stessi.