Ravenna, Tagiuri (Confesercenti): "No a chiusure indiscriminate"

Romagna | 24 Ottobre 2020 Cronaca
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«La rilevazione fotografa una situazione antecedente agli ultimi eventi: si è soffermata sulla fruizione degli spazi all’esterno dei locali, sul servizio di asporto, sulle nuove modalità introdotte a causa del Covid-19, ma ora i temi sono quelli della chiusura alle 24 per i ristoranti e la somministrazione oltre le 18 solo con servizio al tavolo per i bar». Con queste parole il presidente di Confesercenti Ravenna, Mauro Tagiuri, commenta l’ultimo dpcm che, con i suoi contenuti, ha distolto l’attenzione da quella che sarebbe dovuta essere la presentazione di un’indagine del centro studi di Confesercenti che ha sondato il vissuto dei pubblici esercizi durante l’emergenza sanitaria (vedi box a lato). Il titolo dell’analisi è «I pubblici esercizi dopo l’emergenza Covid-19. Criticità e prospettive». «Posso capire che a molti non sembrino grandi variazioni, ma per tanti esercizi si tratta di una forte limitazione - prosegue Tagiuri -. Questo è un tipico caso in cui la realtà ha superato le nostre ipotesi di uscita dall’emergenza». Quello che, secondo Tagiuri, è ingiusto, è che a Ravenna, finora, « il rispetto delle regole c’è stato e non si capisce perchè si debba colpire in maniera indiscriminata il comparto. I “nostri” ristoranti ed esercizi hanno rispettato e stanno rispettando le regole e non sono tra i principali elementi di contagio. Il tema è quello dei trasporti: se la scienza ha un suo valore, e lo ha, non si capisce perchè se indossiamo mascherine, rispettiamo i distanziamenti, ci laviamo le mani e tutto questo aiuta a ridurre di oltre il 90% l’incombere del virus, non si possa continuare a lavorare». Tagiuri cita Massimo Cacciari e ricorda come, sempre più spesso, si pensi «al 50% di persone che lo stipendio lo hanno garantito, mentre non ci si sofferma su chi ha un lavoro autonomo. Lo sconforto è molto, abbiamo avuto cinque mesi in cui ci si poteva organizzare, ma il famoso tracciamento non c’è stato e alla fine chi paga siamo noi. E dire che, a parte gli ultimi casi registrati ad Alfonsine, la situazione è sotto controllo». E rispetto ad alcune misure, Tagiuri si domanda: «Lo smart working servirà a far girare meno gente, ma equivale al chiudersi in casa, serve davvero? Tanti locali vivono sulle pause e sui pranzi di impiegati che ora sono drasticamente diminuiti. E dire che gli esercizi fanno tutto il possibile per sopravvivere. I locali si stanno attrezzando per lavorare di più all’esterno, ci sono momenti di sconforto, ma i nostri stanno facendo tutto il possibile per sopravvivere. Un altro lockdown come quello di marzo sarebbe fatale. In più non ci saranno neanche le compensazioni, perchè pare che non ci siano più soldi. A Ravenna - conclude - non li vedo tutti questi folli che girano senza mascherina, mi pare ci sia coscienza della gravità del momento». (fe.fe.)
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