Ravenna, storie di povertà: «Dopo 30 anni in città, ora viviamo in strada, il sindaco ci aiuti»
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Pubblichiamo di seguito la lettera/testimonianza pervenuta alla nostra redazione di Ravenna, che racconta una nuova situazione di difficoltà economica di una famiglia che da 30 anni vive in città.
Raffaele Di Matola - Gentile direttore, dopo 30 anni a Ravenna, da sei mesi vivo in strada con mia moglie Maria Schiattarella. Io ho 62 anni e mia moglie 57 anni e viviamo sotto i portici della Coop di via Faentina. Avevamo scelto di vivere a Ravenna, ma dopo trent’anni per noi non c’è più nulla. Siamo una famiglia di pescatori e abitavamo in un capanno da pesca poi l’ex sindaco ci diede una mano e ci trasferimmo in una casa «d’emergenza» a Lido di Dante, poi da lì in una casa popolare e tutto andava bene. Dovevo saldare un debito nella vecchia casa e nel 2020 ho iniziato a prendere il reddito di cittadinanza perché con i soli 300 euro di pensione non riuscivo a pagarlo. Ma a fine 2020 l’Acer mi ha sfrattato mentre stavo pagando il debito con la mia misera pensione. Quando mi hanno dato il reddito di cittadinanza da Acer mi hanno detto che era tutto a posto, il debito era di 385 euro al mese da pagare entro il 28 eppure né loro né i servizi sociali mi hanno aiutato, così abbiamo perso tutto: abbiamo vissuto in ospedale come barboni e prima di tornare a Napoli l’assistente sociale Simona Donati ha parlato della mia situazione con l’assessore Valentina Morigi, ma nessuno ci ha mai ricevuti. Io sono malato e mia moglie è diabetica, i farmaci li paghiamo e in due anni ho buttato 14mila euro per colpa dei servizi sociali e dell’amministrazione. Viviamo da sei mesi sotto il portico della Coop e nessuno ci aiuta. Non possiamo morire in mezzo ad una strada e non possiamo più vivere così. Ringrazio l’assistente sociale della prima circoscrizione di Ravenna, Simona Donati, il sindaco De Pascale e l’assessore Morigi che, dopo 20 lettere non ci hanno mai voluti ricevere. Siamo due persone malate e abbiamo scritto anche a Striscia la notizia. Come tutte le chiese di Ravenna anche quella di San Biagio, la chiesa di San Rocco e il Redentore hanno case che danno solo agli stranieri e né loro né la Caritas ci hanno aiutati: vogliono solo dividere una famiglia.