Ravenna, soffre molto l'export in provincia, i dati della Camera di commercio

Romagna | 21 Gennaio 2021 Economia
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Il Covid continua a mordere le esportazioni ravennati: tra gennaio e settembre del 2020, infatti, l’export della nostra provincia scende, rispetto ai primi 9 mesi del 2019, a 3.017,5 milioni di euro (473,9 milioni in meno), con una contrazione tendenziale pari a -13,6% (-10,6% per l’Emilia-Romagna e -12,5% per l’Italia). A pesare, in particolare, il crollo dei mercati di sbocco. E’ quanto emerge dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna sui dati Istat dei primi 9 mesi dello scorso anno.
 
La provincia di Ravenna si colloca nel periodo considerato, con quasi l’1% dell’export italiano, al 33° posto della graduatoria nazionale delle province esportatrici, avanzando, rispetto al 2019, di una posizione. In territorio negativo, in particolare, le vendite sul mercato europeo, principale canale per l’export provinciale (pari al 76,1% del totale), che si riducono, rispetto all’analogo periodo del 2019, del -9,2%. Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 (il 58,8% del totale) hanno mostrato una tendenza più acuta (-15,6%), condizionata anche dalla nuova realtà post-Brexit e dalla conseguente uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Nell’Area dell’Euro, con una quota del 43,2% sul complesso delle esportazioni ed una flessione del -14,5%, sono proprio le vendite verso i Paesi più rappresentativi per l’export ravennate a destare preoccupazione: più contenuta la flessione in Germania (-11,1%), il mercato più vasto che assorbe da solo il 13% delle esportazioni provinciali; quasi doppia la caduta sul mercato spagnolo (-20,3%, con quota pari a 6,3%) e quella sul mercato francese, pari a -14% (8,9% l’incidenza sul totale).
 
Al di fuori dell’UE post-Brexit, segnala l’Osservatorio dell’Ente di Viale Farini - prosegue la crescita delle vendite verso il Regno Unito (+61,9%), secondo partner commerciale per le imprese ravennati, verso il quale, nei primi 9 mesi di quest’anno, si è indirizzato il 9,5% dell’export complessivo provinciale. Crescono, tra gennaio e settembre, anche le esportazioni verso i mercati dell’Asia orientale (+2,1%), dell’America centro-meridionale (+4%), dell’Africa settentrionale (+4,9%), dell’Oceania (+25,6%) e verso la Cina, che mette a segno un +1,2%. Crescono le esportazioni provinciali in Cile (+3,1%), in Russia (+7,7%) e in Turchia (+6,1%), mentre segnano il passo le vendite dirette in America del Nord (-2,9%), in particolare negli Stati Uniti (-10,8%), verso cui è indirizzato il 4,7% dell’export provinciale.
 
“In un momento ancora difficile per l’economia, anche a livello globale, è necessario consolidare i punti di forza del nostro sistema Paese e tra questi certamente l’internazionalizzazione”. Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, a commento dei dati pubblicati dal Centro Studi di Viale Farini, che ha aggiunto: “La capacità di ascolto del territorio e delle esigenze delle sue imprese è da sempre una peculiarità della Camera di commercio di Ravenna, che permette di proporre, insieme alle associazioni di categoria, soluzioni adeguate e di realizzare servizi realmente utili. Dopo la recente firma del Patto per l’Export, stiamo mettendo in campo nuove attività per rafforzare il nostro ruolo di "ultimo miglio" sul territorio per tutti quegli imprenditori che necessitano di assistenza specialistica e di un primo orientamento all'estero”.
 
Osservando i risultati dei singoli comparti, si registra l’ottimo aumento dell’export degli altri mezzi di trasporto (+781,4%), grazie soprattutto al mercato inglese ed alla forte crescita della voce “navi ed imbarcazioni” (114,5 milioni di euro in più) relativa alla cantieristica (che da sola rappresenta il 27% del valore del comparto) e dei prodotti in metallo (+22,1%).  Seguono in territorio positivo, ma più distanziate, le esportazioni del settore dei computer e prodotti di elettronica (+6,7%). Cali, invece, si registrano per i prodotti alimentari (-2,5%) ed i macchinari ed apparecchiature (-3,5%), mentre si assiste al crollo dei prodotti della metallurgia (-36,8%), della chimica (-16,5%), delle apparecchiature elettriche (-15,6%) e dell’industria delle bevande (-5,3%). Riduzioni superiori alla media, infine, per gli articoli in gomma e plastica (-20,2%) e i prodotti di minerali non metalliferi (-19%).
 
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