Ravenna, Santandrea (Casa delle Culture): «L'84%dei bimbi stranieri è nato qui»

Romagna | 03 Luglio 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi -
E’ «Una storia che parla di noi» il tema dell’edizione 2021 del festival delle culture che, dopo l’arresto forzato dello scorso anno,  ritorna tra Darsena e Artificerie Almagià dal 2 al 4 luglio. Il filo conduttore della quattordicesima edizione voluta dall’assessorato all’Immigrazione del Comune di Ravenna sarà quello dell’identità. La maggior parte degli eventi in programma si concentrerà su come il fenomeno migratorio non appartenga più ad una narrazione basata sul «noi» ed il «loro», ma sia parte integrante di una società in continua evoluzione e trasformazione su tutti i fronti. A ragionarne e a raccontare, da vicino, i contenuti, è Giovanna Santandrea, referente della Casa delle Culture di Ravenna.
Santandrea, quello che volete raccontare è un cambiamento che riguarda tutti e tutte, a prescindere dall’origine...
«Abbiamo pensato ad un festival in cui parlare di come la società contemporanea stia cambiando anche grazie alle seconde generazioni ed in cui spiegare di come l’identità, in virtù dell’incontro tra il “noi” ed il “loro”, non sia qualcosa di monolitico, ma sempre in trasformazione anche grazie ai giovani ed al loro modo di interpretare la realtà e di viverla». 
Il festival, oltre ad essere un importante momento di confronto, è anche uno strumento prezioso per favorire la partecipazione di associazioni straniere, che in questo modo hanno un’occasione in più di coinvolgimento...
«Il festival viene pensato e progettato insieme a loro durante l’anno. Da tempo abbiamo proposto un percorso partecipato insieme ad associazioni e liberi cittadini con cui ci siamo incontrati periodicamente per organizzare l’evento». 
Rispetto alla Casa delle culture, quali sono state, quest’anno, le attività principali?
«Come tutti abbiamo avuto difficoltà legate al Covid, ma non ci siamo fermati e abbiamo svolto attività di sportello su prenotazione e da remoto. Abbiamo dato sostegno alle famiglie in materia di iscrizioni scolastiche e nel rinnovo dei permessi di soggiorno, inoltre abbiamo continuato a proporre corsi di lingua italiana. L’ultimo anno e mezzo è stato ricco di iniziative on-line e siamo anche riusciti a proporre rassegne cinematografiche sul tema dell’identità sia a dicembre che a maggio. Tra novembre e dicembre abbiamo inoltre organizzato due corsi di scrittura,  mentre a gennaio abbiamo bandito un concorso fotografico la cui premiazione avverà durante il Festival».
Guardando all’attività, come è cambiata l’immigrazione? 
«In questo anno e mezzo è ancora difficile vedere cambiamenti, almeno fino a quando non ci saranno scelte legate ai licenziamenti. Di sicuro la situazione è diversa da quella del pre-pandemia, le famiglie hanno necessità maggiori, come dimostrano le richieste di aiuto anche in campo informatico ed è per questo che, in proposito, abbiamo promosso corsi di alfabetizzazione. Abbiamo inoltre lavorato molto per attivare lo spid, una pratica già difficile per molti italiani e ancora di più per chi ha difficoltà con la lingua. Molti bambini sono ancora cittadini stranieri, ma ricordiamoci che il 75% è nato in Italia: di questi  l’84% a Ravenna». 
Ravenna è una città inclusiva?
«In questi anni nelle scuole di Ravenna si è lavorato tantissmo sull’interculturalità. L’Amministrazione è molto attenta alle differenze, supportando i cittadini anche con servizi legati alle pratiche dei permessi e dei ricongiungimenti. Sicuramente la nostra è una città che tiene presente tutti i cittadini: in questi anni si sono costruiti importanti percorsi inclusivi, come dimostrano la capacità e la volontà di partecipazione delle associazioni straniere anche in occasioni come quella del Festival».
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