Ravenna, Samorì (Fiom Cgil): «Fallimento Tozzi, speriamo non sia il primo di una serie»
Una situazione di estrema difficoltà quella che affliggeva Tozzi spa e Tozzi sud, le due aziende di Mezzano del settore oil&gas, che già nell’ultimo triennio avevano avuto delle problematiche importanti, licenziando quasi un centinaio di persone nel 2018. Una situazione aggravata dalla pandemia che ha portato alla domanda di concordato in bianco a marzo, e alla dichiarazione di fallimento la settimana scorsa.
120 i lavoratori coinvolti che vorrebbero passare almeno un Natale sereno, come spiega Ketty Samorì, responsabile Fiom Cgil Ravenna: «durante l’ultima riunione erano collegati 103 lavoratori su 120, una partecipazione molto alta in videoconferenza, che ha visto coinvolti molti dipendenti anche non residenti a Ravenna. I lavoratori hanno espresso le loro problematiche, tra cui il rischio di non vedere pagato novembre, anche perché fino alla fine del mese scorso la proprietà aveva sempre detto che non ci sarebbero stati problemi. Ma non è scontato che sarà così. Abbiamo fatto richiesta con i curatori fallimentari perché intercedano con il giudice per smuovere i capitali che possano pagare i lavoratori a novembre. Come sindacato vogliamo chiedere anche dicembre e tredicesima. Far passare un Natale senza un euro è veramente triste. Molti hanno difficoltà finanziarie poichè vengono da due anni di crisi, covid e cassa integrazione, non vengono da anni floridi di stipendio, stanno facendo sacrifici da tempo. Hanno creduto fino alla fine di trovare un acquirente e salvare la società. Il fallimento è arrivato a casa di tutti come una doccia fredda, sembrava che i giochi fossero fatti: quando è stato il momento di presentare le fideiussioni bancarie da parte dei proponenti non sono state sufficienti per coprire quanto avevano professato di avere. Sulla carta la proposta era splendida, ma mancavano i soldi. I curatori sperano che si faccia avanti qualcun altro per comprare la Tozzi dal fallimento».
La speranza adesso è quella di avere un esercizio provvisorio, continua Samorì: «Adesso oltre che ai curatori fallimentari e al giudice la scelta compete anche ai committenti, Eni, Hera, Enel: se loro non accettano di avere un esercizio provvisorio difficilmente potremmo obbligarli. Con un esercizio provvisorio si potrebbe mantenere una sorta di forza lavoro per portare a compimento i cantieri in essere».
Tra le proposte che i tre sindacati stannto valutando: «stiamo anche guardando se si puo accedere alla cassa integrazione, a un ammortizzatore sociale, ma in Tozzi c’è gia una cassa integrazione per ristrutturazione che scade a gennaio e non può coesistere con un fallimento». Conclude la responsabile Fiom Cgil: «il nostro obiettivo primario è far pagare i lavoratori, se non arriva novembre sarà difficile governare le maestranze. Abbiamo fissato un incontro con sindaco e assessori il 23 dicembre. Certo, adesso abbiamo paura che sia cominciata la moria delle aziende oil&gas». (e.nen).