Ravenna, Roberta Colombo del Teatro del Drago racconta l’ingresso della compagnia tra i «big» della «figura» italiana

Romagna | 23 Ottobre 2022 Cultura
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Federico Savini
«La “notizia”, se così si può dire, è di luglio ed è di carattere tecnico, ma in definitiva questo nuovo punteggio che il Ministero ha assegnato nelle sue graduatorie al Teatro del Drago - Famiglia Monticelli, ci fa entrare fra i grandi del teatro di figura italiano in modo ancora più netto che in passato. E credo che questo ci aiuterà a promuovere questa forma d’arte verso il pieno riconoscimento culturale che merita». Roberta Colombo commenta così, relativamente «a caldo», il significativo aumento di punteggio del Teatro del Drago nei dati stilati dal ministero, che pone la storica compagnia ravennate di teatro di figura (43 anni di attività e quinta generazione ininterrotta di marionettisti) ai piani alti del settore, «al fianco di realtà come Cuticchio, Colla e le Marionette di Palermo - spiega Roberta Colombo -, in una mappatura che percorre un po’ tutta l’Italia, con i vertici del teatro di figura tra Milano, Ravenna, Firenze, Bari e Palermo. Insieme alle esperienze sempre più internazionali della nostra compagnia, quest’anno in Canada e Germania, spero che per Ravenna questo rappresenti la possibilità di innalzare la percezione culturale del nostro settore».
Che è peraltro antichissimo e probabilmente troppo spesso ritenuto adatto solo a certi pubblici…
«È così, il teatro di figura è più antico della lirica, per esempio. In tanti Paesi del mondo è assodato che come forma d’arte possa adattarsi a ogni genere di spettacolo e anche contaminazione. Lo dimostra anche il nostro lavoro in vari campi e per esempio in questi mesi collaboriamo con Cantieri per legare le marionette alla danza e avvicinare a quest’ultima le giovani generazioni».
Come si raggiunge il ruolo che oggi il ministero vi riconosce nel settore?
«Anzitutto il Teatro del Drago è ai vertici del teatro di figura in Italia dal 2015 e il riconoscomento pieno arrivò quando ereditammo lo storico festival ‘Arrivano dal mare’, che rimane uno dei più longevi d’Italia e per molte compagnie romagnole teatrali tout court è stato un trampolino di lancio verso esperienze nazionali e internazionali. Giusto, quindi, che il ministero lo tenga in enorme considerazione, ma questa attività è andata ad assommarsi alle tante cose di cui si occupava già il Teatro del Drago. Tecnicamente parlando, la novità del 2021-22 è che è aumentato il nostro punteggio sulla qualità artistica, mentre per quantità e sfaccettatura degli impegni eravamo già al massimo».
La compagnia ha 43 anni di vita…
«Nacque nel ’79 e già nell’82 la famiglia Monticelli organizzava rassegne in giro per l’Italia. Parliamo di una realtà che quindi è ben più vecchia del Ravenna Festival, per intenderci. Siamo attivissimi all’interno dell’associazione Atf-Agis, quella nazionale del teatro di figura, i cui sono si configurano appunto come centri di produzione e non semplici imprese. Abbiamo non solo il festival, ma pure la Casa delle Marionette, la collezione, la compagnia, etc… Abbiamo lanciato la rete regionale dei musei di teatro di figura e costruiamo percorsi. Ora stiamo lavorando a una proposta di legge sul settore…».
Una legge nazionale sul teatro di figura?
«Sì, l’obiettivo è fotografare lo stato del settore oggi in Italia e soprattutto il riconoscimento pieno del teatro di figura come linguaggio artistico per tutti, come peraltro è in tanti Paesi, a cominciare dalla Danimarca, dove si organizza il favoloso “Festival of Wonder” di Silkeborg. Basterebbe dare un’occhiata al lavoro di compagnie internazionali come i Plexus Polaire per capire al volo le potenzialità contemporanee del teatro di figura. La nostra è un’arte trasversale che entra nelle altre, le contamina. Occorre una sorta di “sdoganamento” nazionale e pensiamo che Ravenna, città da sempre molto sensibile alla cultura, possa essere il punto di partenza per questo progetto».
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