Ravenna, rientrano al Mar le opere per la mostra su Canova

Romagna | 07 Luglio 2020 Cultura
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Sono rientrate oggi al Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna le opere concesse in prestito per la Mostra promossa dalla Soprintendenza capitolina di Roma, dal titolo Canova. Eterna bellezza, a cura di Giuseppe Pavanello, che si è tenuta a Roma presso Palazzo Braschi, dall’8 ottobre 2019 al 21 giugno 2020.
Si tratta di tre calchi in gesso provenienti dallo studio di Canova che risalgono alla dotazione originaria dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, a testimonianza della liberalità delle istituzioni più autorevoli nel salutare la nascita dell’esordiente Accademia, ma anche della cura con cui il Comune di Ravenna ha inteso sostenere la campagna di acquisizione di esemplari dalla statuaria antica, curata da Ignazio Sarti, ideatore e primo direttore dal 1829. Al cardinal legato, Agostino Rivarola, che insieme al gonfaloniere Calo Arrigoni, ratifica la nascita dell’Accademia, si deve l’arrivo del canoviano Endimione dormiente, mentre le teste colossali dei due Dioscuri, Castore e Polluce, mutate nello studio di Canova dal gruppo scultoreo romano di Montecavallo, rientrano nella selezione dei gessi acquistati da Ignazio Sarti a Roma, nel 1828, su mandato del Comune di Ravenna per arricchire la nascente Accademia di Belle Arti della più importante selezione di riproduzioni dall’Antico, nonché dal repertorio del Genio del Neoclassico conteso da tutte le corone europee.
I gessi, passati al Comune di Ravenna dopo lo scioglimento del consorzio che reggeva la gestione della provinciale Accademia di Belle Arti di Ravenna, restano in assegnazione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e in deposito presso il Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna. La loro rilevanza appare tuttora strategica nello studio e nella conservazione delle opere di provenienza canoviana perché formati sotto la sovrintendenza dello stesso Canova.

Il prestito è stata l’occasione per la valorizzazione dei gessi che, in concomitanza del prestito, sono stati sottoposti a intervento conservativo, condotto da Augusto Giuffredi, con il sostegno dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e di concerto con il Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna.

La Mostra, incentrata sul legame tra Antonio Canova e la città di Roma, contava oltre 170 opere e prestiti dalle più importanti raccolte museali italiane ed estere.
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