Ravenna, Porcelli (ristorante Al 45): «Abbiamo anche chiuso per alcuni giorni, il telefono non squillava»
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Federica Ferruzzi - Torna a serpeggiare la paura del Covid tra i tavoli dei ristoranti e, complice anche la presenza minima di turisti, in tanti scelgono di rinunciare ad un pasto fuori. Una scelta che, in alcuni casi, ha portato i ristoratori a chiudere, come spiega Andrea Porcelli, titolare del ristorante Al 45. «Ho deciso di abbassare la saracinesca per una settimana e di riaprire venerdì 14 gennaio, purtroppo non c’è molto “giro” e il telefono non suona. Dicembre è stato un disastro: abbiamo lavoricchiato, ma i risultati sono stati minimi. A Natale, invece, è andata meglio». Diverse le cene aziendali cancellate, così come quelle organizzate per scambiarsi regali tra amici. «Tra quarantene e resto abbiamo ricevuto molte disdette: solo a Capodanno sono state più di 120. Domenica scorsa (9 gennaio, ndr), è stato annullato un compleanno a cui avrebbero dovuto partecipare in trenta, di conseguenza ho deciso di tenere chiuso per alcuni giorni, anche se le spese ci sono lo stesso. Per certi versi forse è anche peggio di anno scorso, quando siamo stati obbligati a chiudere e ci siamo reinventati con le consegne a domicilio. Non ci sono le forze per fare entrambe le cose e i costi sono alti. Credo che i turisti continueranno a mancare per un altro paio di mesi e non è una bella previsione. L’obiettivo è continuare a stare aperti sette giorni su sette, ma la vedo dura. Il pensiero, ora, è anche per i dipendenti: non mi sono ancora informato, ma so che la cassa integrazione scadeva a fine anno. Avrebbero dovuto riattivarla, almeno per il nostro settore, ma non credo che sia già stato fatto. In ogni caso sarebbe un contentino da poco. Ad ogni modo – conclude Porcelli – abbiamo spese fisse che sono da pagare, speriamo almeno che ci aiutino in questo».