Ravenna, Patrizia Baratoni: "Questo anno mi ha cambiata"

Romagna | 09 Marzo 2021 Cronaca
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«Mi sento cambiata, ho capito che si può rallentare, vivere con meno antagonismo, andare più in profondità». Patrizia Baratoni fa parte dello staff della direzione sanitaria dell’ospedale di Ravenna. Da un anno a questa parte si è trovata a gestire in modo intenso tutta la partita delle donazioni, scoprendo un territorio solidale.
Dottoressa, come è cambiato il suo lavoro a causa della pandemia?
«È stato un anno di full immersion, un tour de force. Ma a fronte del grande impegno che io e colleghi abbiamo dovuto metterci, ho riscontrato che la popolazione ravennate sia davvero piena di risorse e desiderosa di sostenere la sanità locale e l’ospedale».
Ci sono dei lati positivi, insomma?
«Assolutamente sì. Il periodo continua a essere difficile ma anche ad insegnarci che l’autoreferenzialità, l’arroganza e il sapere facile vanno lasciati alle spalle. La pandemia mette alla prova tutti ed è davvero difficile da contrastare. Allora, meglio essere umili, unirsi e combattere, con l’obiettivo di evolversi e puntare sul valore delle relazioni e dello scambio». 
Ci sono stati momenti di sconforto?
«Certo, specie nei momenti in cui ho avvertito, guardando agli operatori sanitari, la loro stanchezza e il limite umano davanti al quale il Covid ci ha inevitabilmente messi. Questa pandemia rimarrà nella storia e ci ricorderà che non possiamo arrivare dappertutto. Ecco perché mi piacerebbe che si facesse tesoro del patrimonio umano che ne è scaturito, un patrimonio che si staglia sul deserto culturale che le restrizioni ancora ci impongono».
Lei è impegnata da anni sul fronte dei percorsi di umanizzazione: come sta vivendo il loro interrompersi?
«Non vedo l’ora che progetti come la RiANIMAzione letteraria di poesia intensiva, che grazie a Livia Santini aveva portato scrittori, arte e libri dentro l’ospedale, possa tornare realtà. Niente quanto il Covid ha messo mai in evidenza le difficoltà che si incontrano nel portare la cultura in un presidio sanitario ma niente quanto il Covid ce ne ha fatto avvertire tutta la necessità».
Ci sono idee che si possono comunque implementare?
«Sì, non ci siamo fermati da quel punto di vista. Durante l’estate, quando la curva dei contagi ce lo consentiva, abbiamo organizzato alcuni eventi per gli operatori. Cito il regista Beppe Aurilia, che ci ha aiutato a tenere alto il morale del personale. L’8 marzo, nella zona degli ambulatori di Ostetricia, inaugureremo un salotto per le donne, dove troveranno spazio anche alcuni versi che ci hanno regalato da RiANIMAzione letteraria». (s.manz.)
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