Ravenna, partecipata la fiaccolata da piazza del Popolo alla Darsena per i curdi, tante adesioni
Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Arci e Legambiente organizzano, per venerdì 18 ottobre, una fiaccolata a Ravenna per rivolgere un appello alle istituzioni italiane ed europee, affinché facciano tutto il possibile per evitare il terribile conflitto che si è scatenato al confine tra la Turchia e la Siria. La fiaccolata partirà alle 18,30 da piazza del Popolo e si concluderà con l’arrivo in Darsena di città. Gli organizzatori invitano i partecipanti a portare con sé bandiere della pace.
All’iniziativa hanno già aderito: Casa delle donne, Auser, Libera, Articolo Uno, Faenza Futuro, Ravenna in Comune, Pd, Rifondazione Comunista, Pri, Sinistra Italiana Ravenna, Circolo Arci Dock61, Consulta provinciale antifascista di Ravenna, Associazione di Amicizia Italia Cuba Circolo Ravennate, Coordinamento per la democrazia costituzionale provincia di Ravenna, Coordinamento in difesa della Costituzione Ravenna, Arcigay, Coordinamento per la pace di Bagnacavallo, Partecipazione sociale, Rete Restiamo Umani Bagnacavallo.
Gli organizzatori manifesteranno pacificamente per porre fine all’escalation militare che si sta verificando nella Siria già martoriata dalla guerra cominciata nel 2011 e che ha fatto oltre 250.000 vittime, quasi la metà civili, che hanno perso la vita nel conflitto violento contro l’Isis. Il conflitto, per il quale si era costituita una coalizione internazionale dal 2014 con il sostegno degli Stati Uniti di Barack Obama, aveva visto soprattutto donne e uomini dell’esercito curdo battersi in prima linea per respingere l’offensiva del sedicente stato islamico e finalmente costringerlo alla resa. La decisione del presidente della Turchia Erdogan di attaccare di nuovo la Siria di Bashar Assad, con lo scopo di liberare l’area dai curdi, ha avuto sostanzialmente il via libera dal presidente degli Usa, Donald Trump, che ha così voltato le spalle ai combattenti che hanno guidato la resistenza contro i fondamentalisti islamici dell’Isis. Tutto questo si inserisce in un quadro già fortemente instabile dell’area. In tutto questo il silenzio dell’Europa, che fino ad oggi ha stretto un accordo con la Turchia, chiudendo un occhio sulla più che discutibile guida politica del presidente Erdogan, in totale contrapposizione con i principi di difesa dei diritti umani cui tutti i valori europei sono ispirati, pagando 6 miliardi di euro per il mantenimento dei campi profughi degli esuli siriani.
Gli organizzatori fanno appello alla Comunità internazionale perché si fermi immediatamente la deriva militare e si apra una conferenza che affidi alla diplomazia la soluzione di tutti i problemi tuttora aperti nella regione. Occorre che cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio siriano abitato storicamente dalla popolazione curda. Bisogna dare mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale.