Ravenna, parrucchiere ed estetiste: "Troppe spese, ripresa dura »

Romagna | 17 Maggio 2020 Cronaca
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Barbara Gnisci e Silvia Manzani
Da lunedì 18 maggio parrucchieri ed estetisti potranno riaprire. Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale ha firmato un’ordinanza per liberalizzare orari e giorni di apertura. Ma che cosa è successo, in questi due mesi, ai titolari dei negozi? Pagare metà affitto del negozio, per Chiara Gentilesca, 40enne ravennate, è stata l’unica opzione possibile, perché altrimenti sarebbe stata costretta a chiudere. Chiara è una delle tantissime professioniste del benessere che si è trovata a dover fronteggiare una crisi che non aveva minimamente preventivato.   Una crisi che riguarda, in provincia, circa 600 attività se si considerano gli iscritti a Cna e Confartigianato: «Dopo vari anni di sali e scendi economici legati in gran parte alle mie due gravidanze - spiega Chiara - il 2019 era stato un anno buono, ma adesso mi ritroverò nuovamente in rosso. Essere imprenditrice di se stessi ha un costo». Le difficoltà cominciano a marzo: «All’inizio l’affitto del negozio l’ho pagato normalmente, poi nel mese di aprile pensavo di poter usufruire del 60% dell’accredito di imposta, che poi ho scoperto valere solo per i locali accreditati come C1, quindi i negozi, e non C3. come i locali di artigiani. Mi è sembrata proprio una discriminazione. Ora mi sono accordata con il proprietario e per i prossimi sei mesi pagherò il 50%, altrimenti avrei dovuto risolvere immediatamente l’affitto per causa di forza maggiore, perché io quei soldi proprio non li ho». Intanto si pensa alla ripresa: «Per fortuna il negozio è molto grande e ci lavoro da sola, quindi dovrebbe essere abbastanza facile la gestione dei clienti. Purtroppo non potrò più svolgere due lavori in contemporanea, come fare un taglio, mentre un’altra persona ha il colore in posa e per questo motivo lavorerò meno. Intanto mi sono munita di guanti, mascherine e igienizzanti vari e sono pronta a ricominciare. Mi sarebbe piaciuto riaprire prima, ma credo sia giusto rispettare le ordinanze. All’inizio lavorerò tutta la settimana, poi riposerò nel mio giorno di chiusura, ma è tutto da vedere. L’unica cosa certa è che dovrò chiedere un prestito per pagare le tasse dell’anno scorso. Per il resto provo a vedere come va nei primi due o tre mesi e poi semmai do la disdetta e chiudo a fine anno. Sono convinta che qualcuno non riaprirà proprio».

«NOI CHIUDIAMO»
Ed è il caso di Monica Minghetti e Michela Masetti, socie del negozio di parrucchieri «Il tempio delle coccole», che chiuderà i battenti: «Dopo tredici anni di lavoro - spiegano - a malincuore abbiamo scelto di cessare l’attività. Abbiamo un negozio che è sotto i 40 metri quadri, secondo le indicazioni dovrebbe lavorarci solo una di noi. In queste condizioni, riusciremmo ad accogliere ben poco clienti ogni giorno. Ma noi abbiamo necessità di ricavarci due stipendi. Con tutti i dispositivi di cui ci saremmo dovute dotare, poi, le spese sarebbero lievitate e senza disponibilità economiche importanti, reggere è impossibile». Qualche giorno fa le due socie hanno mandato la disdetta al titolare dei muri: «Ci piange il cuore dopo tanti anni di lavoro ma, davvero, a queste condizioni non ne vale la pena. Lavorare con una visiera, rischiare di dover aumentare i prezzi per campare, dover sanificare tutto tra un cliente e l’altro e non sapere nemmeno se, a fine mese, ci si arriva, non è vita. Molto meglio, anche se con il morale a terra, dire basta».

«ABITUATA A RISPARMIARE»
Diversa la storia di Cinzia Cavassa, 56 anni, titolare del negozio «Belli capelli» di Ravenna: «Lavoro qui da quando avevo 14 anni, allora ero apprendista, oggi sono la proprietaria e l’unica dipendente. Questa è una situazione anomala ma alla quale mi sono abituata in fretta: due anni fa, per un problema di salute, ho dovuto chiudere per cinque mesi, perdendo un centinaio di clienti. Tutto sommato, mi sono ripresa. La mia famiglia mi ha sempre insegnato che se prendi dieci, non devi spendere dieci: semmai otto, ancora meglio cinque. E così ho potuto attingere ai risparmi, cosa che sto facendo anche adesso. Le uscite mensili, tra affitto e bollette, sono molte. Per fortuna, questa volta, il proprietario dei locali mi ha sospeso il canone per maggio. La perdita si aggirerà comunque intorno ai 10mila euro». Al di là dell’aspetto economico, sulla parte della salute e della prevenzione Cinzia non si sente così sicura: «Sono sempre stata attenta all’igiene, alla pulizia, alla sterilizzazione. Già un mese prima di chiudere, leggendo le notizie dalla Cina, ho usato guanti e mascherine. Dunque le precauzioni che dovremo mettere in atto non mi preoccupano troppo: sarà un’altra spesa, questo sì, ma se lo dovremo fare lo faremo. Noi lavoriamo a pochi centimetri dal viso delle persone, per tutelarci e tutelarle sarà necessario adeguarsi. Anche per questo motivo, non avrei avuto fretta di riaprire: certo, mi manca il mio lavoro e mi mancano le chiacchiere con le clienti. Ma la salute viene prima di tutto».

«PERCHÈ NON PRIMA?»
Più agguerrita che mai è Giulia Bertini, estetista di 35 anni che ha un locale in affitto all’interno di un salone da parrucchiera a Ravenna: «Non ho nessuna intenzione di chiudere. Non dopo tutto il lavoro e la fatica fatti. Mi sono creata la mia clientela, che già mi telefona per chiedermi un appuntamento, e se loro ci saranno, ci sarò anche io. Vorrà dire che non andrò in vacanza, ma adesso mi viene ancora più voglia di lottare».  Non solo energia ma anche tanta delusione nelle parole di Giulia: «Mi sono ritrovata senza lavoro e con l’affitto e le bollette da pagare, anche se avevano detto che le avrebbero bloccate. Io faccio parte di una categoria che potrebbe saltare in aria da un momento all’altro. Non credo che lo Stato abbia fatto molto per noi. Sì, ho ricevuto i 600 euro per le partite Iva, ma c’è chi li riceve lo stesso o addirittura di più e non paga nemmeno i contributi. Guardo ad altri paesi come la Germania, dove c’è più tutela per i liberi professionisti». Giulia avrebbe riaperto prima, se avesse potuto: «Capisco chi ha del personale e si ritroverebbe a gestire più persone nello stesso locale, ma nel mio caso, avrei potuto ricominciare in piena sicurezza. Poi, hanno aperto prima le librerie e le biblioteche di noi e non ne capisco il motivo». La ripresa passa per l’osservazione e la messa in pratica di regole e protocolli. «È molto probabile che dovrò chiamare una ditta per la sanificazione e saranno altri soldi da pagare, quando nel frattempo non ho guadagnato, e anche questi dovranno uscire dalle mie tasche». Rimane l’incognita di come si comporterà la gente. «Credo che le persone abbiano paura di contrarre il virus e inoltre, dopo mesi di fai-da-te, probabilmente molte clienti hanno imparato a gestirsi da sole, senza contare i loro problemi economici. Intanto ho comprato mascherine, guanti e igienizzanti».

«IL LAVORO CI SARÀ»
Molto meno preoccupata Tina Farina, titolare del salone «Tina on air parrucchieri» di Ravenna: «La mia attività prosegue da dodici anni, siamo in nove a lavorarci. Per fortuna il mutuo ci è stato sospeso e marzo è stato in parte coperto dalla cassa integrazione. Con i fornitori i contratti sono bloccati, solo le utenze continuano». In vista della riapertura, d’altro canto, Tina è titubante: «Le associazioni di categoria hanno fatto rumore ma le regole, fino all’ultimo, non ci sono state comunicate. Noi abbiamo messo le mani avanti e siamo già fornite di visiere, mascherine, igienizzanti e guanti. Ma la paura è di non essere comunque nelle condizioni di essere pronte». La paura di non avere sufficiente lavoro, invece, non c’è: «Abbiamo già un agenda piena di appuntamenti senza data, che copre tre settimane e mezzo di lavoro. Credo che quando si lascia una traccia, quella rimanga. Due mesi, se uno ha lavorato bene, non stravolgeranno le cose. E la clientela avrà anche voglia di una coccola, quando il lockdown terminerà. Di recente ho consegnato dei prodotti a domicilio a una cliente: mi ha confessato che mai avrebbe creduto le sarei mancata così tanto. Andare dal parrucchiere è stare bene, dedicarsi a se stessi. La gente ne avrà di nuovo voglia»
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Il parrucchiere può far pagare al cliente la santificazione tra un cliente e l altro
Commenta news 21/05/2020 - Lorena
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