Ravenna, parla Alfieri (Fondazione Cassa): "Casa Dante e museo saranno pronti a marzo"

Romagna | 14 Febbraio 2021 Cronaca
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Manuel Poletti -«Museo Dantesco e Casa di Dante aperte entro fine marzo, museo Byron a Palazzo Guiccioli entro settembre, Pandemia permettendo. Ricorderemo anche i 30 anni della Fondazione Cassa, orgoglioso del mio “bis” alla guida dell’ente, ha un ruolo rilevante sul territorio. Sull’Università il Campus di Ravenna sta decollando, grazie anche all’arrivo della Facoltà di Medicina».
Ernesto Giuseppe Alfieri, presidente confermato alla guida della Fondazione Cassa di Ravenna, ente che eroga milioni di euro sul territorio ogni anno (nel 2019 ha sostenuto 219 progetti), analizza così il momento importante dell’ente, impegnato fra progetti conclusi ed idee da realizzare, magari grazie alle risorse del Recovery Plan.
Presidente Alfieri, il primo mandato è stato archiviato con quali risultati? 
«Ho completato il primo mandato di 4 anni, la conferma è motivo di orgoglio personale e soddisfazione generale perché è stata riconosciuta un’attività di rilievo della Fondazione Cassa. In questi anni siamo intervenuti in vari settori del nostro territorio, moltI interventi sono stati dedicati al settore del sociale, in particolare nell’ultimo anno, per le ripercussioni della Pandemia anche a livello locale».
La Fondazione Cassa compie 30 anni nel 2021…
«E’ un anniversario importante, che testimonia un percorso di crescita del ruolo della Fondazione a Ravenna e non solo. L’attività più rilevante ha riguardato il sociale e la cultura soprattutto, ma anche l’ambito sanitario e quello scolastico». 
Sul settimo centenario della morte di Dante vi siete mossi ben 10 anni fa. Perché?
«Siamo partiti per tempo con il Festival Dante2021 perché questo anniversario meritava grande attenzione in anticipo. Avevamo pensato e progettato una città piena di turisti, ma gli effetti della Pandemia ci stanno impedendo di rispettare il programma. Gli impegni che avevamo in agenda comunque rimangono. Come era previsto presto inaugureremo (entro fine marzo, ndr) il Museo Dantesco, che verrà restituito alla città dopo un profondo restyling. Sarà un museo multimediale e moderno, che si sviluppa nei nostri Chiostri Francescani. Insieme verrà inaugurata la Casa di Dante, collocata nell’ex emeroteca, dove è stato fatto uno straordinario lavoro di manutezione con punto di accoglienza e sale visita».
Il museo Byron a Palazzo Guiccioli, con un cantiere molto lungo, invece è pronto? 
«Siamo in dirittura d’arrivo anche con questo grande progetto, mancano solo pochi dettagli per la conclusione del cantiere. Per l’inaugurazione dipenderà dalla Pandemia, non dovremo avere particolari vincoli di ristrettezze quando l’apriremo perché è un museo unico in Italia, dedicati a Byron non ce ne sono altri. L’inaugurazione dovrebbe avvenire (il condizionale è d’obbligo) fra giugno e settembre solo se le condizioni di sicurezza saranno buone».
In Unibo si sta chiudendo il rettorato di Ubertini, lei è membro del cda per tutta la Romagna. L’arrivo di Medicina ha rappresentato davvero una svolta?
«E’ stata un’esperienza importante, ho partecpato a tutte le sedute del Cda. In questi anni c’è stata una forte attenzione di Unibo verso i Campus romagnoli. Mi sono battuto perché la facolta di Medicina arrivasse in Romagna. E’ stata un’operazione molto rilevante. Pensi, per Ravenna è importante tanto quanto la partenza dell’Università in città 30 anni fa. La Facoltà di Medicina significherà la possibilità di trasformare la sanità del territorio. Il nostro ospedale diventerà un policlinico universitario con tutto quello che significherà per la sanità locale. Certo, è un’operazione di prospettiva, ce ne accorgeremo col tempo. Ci sarà anche un indotto di circa 600/700 persone fra studenti nei sei anni di corso, professori e assistenti e tecnici».
Le iscrizioni al Campus di Ravenna stanno crescendo sorprendentemente. Si aspettava numeri del genere? 
«Il nostro Campus a livello d’iscrizioni è cresciuto del 23% nell’ultimo anno, quasi incredibile se pensiamo che Bologna è aumentata “solo” del 9%. Questo dato è merito di Fondazione Flaminia, del Comune e della nostra Fondazione Cassa. Con l’Università in città siamo partiti in sordina, con corsi non di primo piano (archivistica, scienze ambientali), poi abbiamo avuto l’intelligenza e la capacità di trasformare e di specializzare queste facoltà con un occhio alle attività economiche locali, insieme ai nuovi corsi arrivati,  come legge ed ingegneria, di rilievo».
Cosa manca ancora in termini di servizi? Ci saranno novità nel 2021 con le risorse del Recovery Plan?
«Per il 2021 ci stiamo adoperando per la realizzazione del progetto dedicato allo studentato ed altri servizi che ancora sono necessari ad un Campus di dimensioni più “robuste”. Nel Recovery ci saranno risorse importanti anche per l’Università, quindi speriamo che presto potremo realizzare i progetti che abbiamo in mente».
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