Ravenna, Paola Babini (Accademia): «All’artistico manca un percorso specifico per insegnare mosaico»

Romagna | 01 Aprile 2022 Cultura
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Elena Nencini
A Ravenna la tradizione musiva si coltivava all’istituto d’arte per il mosaico Severini - poi accorpato al liceo artistico - e all’Accademia di Belle Arti; successivamente nacque il centro di formazione professionale Albe Steiner, che durò una quindicina d’anni. Molti dei mosaicisti usciti da queste esperienze scolastiche confluirono poi nel Gruppo mosaicisti. Adesso la tradizione musiva viene portata avanti dal liceo artistico Nervi-Severini e dall’Accademia di Belle Arti, unica in Italia ad avere un indirizzo specifico indirizzato al mosaico. Ma come spiega Paola Babini, coordinatrice didattica dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, «manca purtroppo, per quello che riguarda il liceo, una curvatura specifica: quando il Ministero ha rimesso in ordine le curvature, indicazioni che il ministero dà rispetto ai diversi percorsi, il mosaico lo hanno fatto rientrare nelle discipline pittoriche. Oggi ci sono due docenti che insegnano mosaico, ma quando andranno in pensione potrebbe arrivare un professore di pittura. Sarebbe necessario quindi creare una graduatoria specifica per tutelare l’insegnamento del mosaico al liceo: i diplomati della nostra Accademia sarebbero perfetti».
L’Accademia ha ricevuto da poco la statizzazione e una nuova sede di rappresentanza?
«Si, adesso facciamo finalmente parte del comparto dell’Alta formazione artistico musicale del Ministero dell’Università e della Ricerca. L’Accademia di Belle Arti di Ravenna è nata con una forte vocazione per il mosaico nel 1827, negli anni ha allargato la propria sfera d’azione a tutte le arti visive improntando una didattica progettuale verso la ricerca e la sperimentazione tecnologica; dal design del gioiello, alla pittura, dalla grafica d’arte alle applicazioni digitali, aprendo nuove forme di comunicazione a supporto dell’ambito produttivo e dell’altissima tradizione che caratterizza la città».
Come è strutturato oggi il corso di mosaico?
«E’ composto da un biennio e da un triennio; nei primi tre anni si cerca di  formare competenze artistiche e professionalità variegate, puntando su innovazione e pluralismo di linguaggi in modo di sviluppare la ricerca nell’ambito del mosaico legata sia alle tecniche tradizionali, sia  nuovi linguaggi espressivi».
Nel biennio invece?
«Il biennio è incentrato sul mosaico, vuole formare una figura artistica che abbia padronanza dei metodi e delle tecniche artistiche sul mosaico a livello internazionale: abbiamo potenziato il corso sul micromosaico con una docente che viene dalla Scuola del Vaticano di Roma, una disciplina che si è integrata con il corso di designer e con quello di oreficeria. Chi esce dal biennio deve essere in grado di ideare, progettare e produrre opere di arte visiva, plastica e multimediale, con un occhio alle soluzioni innovative e originali anche i materiali». 
Che progetti state portando avanti adesso?
«Continuiamo il progetto Scart con Hera che vedrà i nostri lavori esposti nella mostra in Regione a Bologna dal 8 aprile (fino al 21), è un progetto con cui abbiamo già realizzato mosaici dedicati a Fellini e a Dante. Grazie a Scart gli studenti si sono confrontati con tecniche e materiali diversi. L’idea è quella di valorizzare i rifiuti».
Cosa organizzerete per la Biennale del mosaico?
«Pensavamo a qualche workshop con artisti di rilievo, e poi ci saranno tutti i lavori dei ragazzi realizzati durante l’anno. Sicuramente i pannelli dedicati alla cinematografia».

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