Ravenna, Ospedale, Tarlazzi (dir. sanitario): "La risposta alla sfida della fase 2 si gioca sul territorio"
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«Lo sostiene il direttore dell’Ausl Romagna, il dottore Mattia Altini, e io lo condivido in pieno: la risposta alla sfida rappresentata dalla fase due si gioca sul territorio». A sostenerlo è il direttore sanitario del Santa Maria delle Croci di Ravenna Paolo Tarlazzi, mentre analizza la situazione sanitaria del territorio. «L’ospedale sta già garantendo una risposta al paziente positivo al Covid-19 che peggiora, ma sono pochissimi gli intubati, ed è necessario che le strutture territoriali potenzino la loro attività ed elevino la loro competenza per gestire sul territorio pazienti che non presentano una gravità tale da dover essere ricoverati in un ospedale per acuti». Secondo il direttore Tarlazzi, proprio perché al pronto soccorso non si riscontrano i flussi precedenti all’epidemia, «se vi fosse una risposta più strutturata a livello di cure intermedie territoriali molti pazienti che attualmente ricoveriamo a causa del Covid-19 non verrebbero ricoverati in ospedale, di conseguenza la pressione sarebbe minore. Devo dire che i direttori di distretto, le cure primarie e le strutture private si stanno adoperando molto in questo senso, ma è necessario proseguire in quest’opera di potenziamento e formazione, così quando arriverà il picco influenzale, unitamente al Covid-19, ci sarà una rete territoriale di risposta che impedirà all’ospedale di andare in default». Come ricorda Tarlazzi, «i casi stanno aumentando, ma non c’è l’afflusso della fase uno di inizio marzo, né i numeri né la criticità dei pazienti Covid positivi, anche se i flussi mettono comunque a dura prova il sistema. I professionisti sono stanchi, provati dai lunghi mesi in cui hanno garantito la copertura della fase uno e di quella estiva, dove c’è stato un incremento di accessi». E il riferimento, in particolare, è al pronto soccorso, alla medicina d’urgenza, alla radiologia e alla chirurgia d’urgenza. «Ora - conclude - diversamente dalla fase uno, dobbiamo garantire il resto dell’attività: oltre a quella ambulatoriale ci sono anche gli interventi chirurgici, ma il personale medico è difficile da reperire a causa di un turn over fisiologico. La gestione dei due percorsi duplica la presenza dei professionisti, sia medici che infermieri, e malgrado la stanchezza e la fatica vedo un impegno ed una voglia di collaborare che mi lasciano piacevolmente stupito». (fe.fe.)