Ravenna, orizzonte 2022, il fumettista Costantini: «Zaki libero, ma occhi puntati al processo di febbraio»

Romagna | 31 Dicembre 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi - Da una ventina d’anni il fumettista Gianluca Costantini ha scelto, con il suo lavoro, di battersi per i diritti umani di migliaia di persone in tutto il mondo. Racconti di uomini e di donne privati dei diritti fondamentali che sono stati filtrati dal cuore, prima che dalla penna, di Costantini, il cui disegno di Patrick Zaki ha fatto, in breve, il giro del mondo diventando il simbolo della lotta per la scarcerazione dello studente dell’Ateneo bolognese.
Costantini, cos’ha provato alla notizia della scarcerazione di Zaki?
«Non ce lo aspettavamo, eravamo increduli, ho dovuto guardare più volte le notizie, per crederci, e mi sono convinto solo quando ho visto le foto della scarcerazione».
Qual è stata la storia dietro all’immagine che ha fatto il giro del mondo?
«Il disegno l’ho fatto il giorno stesso, il 7 febbraio 2020, quando mi contattò un’attivista egiziano dicendomi che era scomparso un ragazzo dentro l’aeroporto. In quell’immagine, quella con il filo spinato, l’ho voluto ritrarre con lo sguardo dolce, non arrabbiato né, tantomeno, sofferente. Da lì il disegno ha avuto una vita propria ed è stato usato da chiunque volesse parlare del caso nei 22 mesi di prigionia».
Successivamente vi siete sentiti, com’è stato?
«Emozionante. Ci siamo visti, parlati: dopo tanto tempo pensavo che Patrick fosse solo un disegno, un personaggio della mia fantasia, invece esiste, ed è pieno di energia, pronto per tornare a studiare e fare nuove cose».
Il caso Zaki è solo uno dei tanti trattati, come del resto ha dimostrato la mostra alla NiArt Gallery di Ravenna…?
«Sì. In quell’occasione erano esposti lavori di casi completamente diversi. Molti riguardavano l’italia, oltre a Patrick c’erano immagini di Giulio Regeni, di Willy e di Youns, insieme ad altre meno note, ma c’erano anche casi internazionali, che sono quelli che seguo di più, e che vanno dall’accusa di terrorismo del governo Turco a quella di antisemitismo della destra radicale americana fino ai casi legati all’Eritrea, uno dei governi in cui c’è meno libertà al mondo».
Un impegno che lo ha portato ad inimicarsi parecchi governi…
«Succede, soprattutto quando si lavora on line su queste tematiche. I governi sono molto attenti rispetto a quello che fanno gli artisti, che spesso vengono censurati e privati della libertà di viaggiare».
La porta della gabbietta di Zaki è stata aperta, ma l’attenzione non verrà meno, giusto?
«Esattamente. Ora attendiamo il processo, speriamo che vada bene, ma se dovesse succedere qualcosa continueremo a farci sentire».
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