Ravenna, ora tocca a Polunin e Muti

Romagna | 31 Agosto 2021 Cultura
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Federico Savini
Riccardo Muti e Sergei Polunin: anche in contemporanea la stessa sera! Certo, non era proprio voluto (il concerto del maestro è un recupero di quello annullato in luglio»), ma bisogna ammettere che come «colpo di coda» non è davvero niente male per il Ravenna Festival, che in effetti - a ben guardare - la sua carrellata estiva l’ha conclusa a fine luglio e in questi giorni avvia (per la prima volta già in settembre) l’appuntamento ormai classico con la Trilogia d’Autunno, che si completerà in ottobre.
Trilogia che quest’anno aprirà all’insegna della danza con un protagonista d’eccezione: il già leggendario danzatore iconoclasta Sergei Polunin, protagonista di Dante Metànoia. La sua sarà una personalissima contemplazione della Commedia, tre omaggi per le tre cantiche e nello specifico l’Inferno coreografato da Ross Freddie Ray con musiche di Miroslav Bako, il Purgatorio creato dallo stesso Polunin sui brani di Gregory Revert e il Paradiso architettato nei movimenti da Jiří Bubeníček, su musiche di Kirill Richter, presente anche al pianoforte mentre ogni coreografia si avvarrà di speciali visual design.
Questa prima assoluta, in scena al teatro Alighieri dal 1° al 5 settembre, ogni sera alle 21, promette di tracciare dei paralleli tra Polunin e il Sommo, entrambi ribelli e apolidi, costretti a immergersi in se stessi alla ricerca di significato e amore, addivenendo al loro paradiso attraverso l’arte e la creatività. Metànoia, ‘conversione’ in greco, è nella psicologia junghiana l’autoguarigione dell’anima, l’equilibrio conquistato attraverso la crisi. Così, questo lavoro nasce proprio come metànoia di Polunin, la storia del suo viaggio dall’inferno al paradiso, fino alla propria scintilla di divino, a dimostrare che la salvezza è possibile.
Giovedì 2 settembre sarà invece il Pala De Andrè ad ospitare il concerto rimandato di Riccardo Muti, alla guida dell’orchestra Cherubini. In programma ci sono due fondamentali pagine di Franz Schubert: la Ouverture in do maggiore «im italienischen Stile» D. 591 e la Sinfonia n. 9 in do maggiore «La grande» D. 944. Quest’ultima in particolare, se non fosse stato per Schumann, probabilmente sarebbe rimasta smarrita. Fu ritrovata nel 1839 fra le carte del fratello del compositore, permettendone così la prima esecuzione postuma. Quand’era in vita, Schubert l’aveva proposta alla Società degli amici della musica di Vienna, dov’era già arrivato il teatro di Rossini (di cui si sentono le influenze dirette nell’Ouverture schubertiana «Nello stile italiano»). La Nona doveva essere il primo grande appuntamento pubblico riservato a una sua sinfonia. Ma il lavoro fu giudicato superiore alle forze dell’orchestra e venne respinto. Pochi mesi dopo, Schubert morì a soli trentuno anni.
Riccardo Muti tornerà a suonare a Ravenna solo 10 giorni dopo, il 12 settembre al Giardino Pubblici, quando con la Cherubini e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino alle 20.30 prenderà parte alle celebrazioni del VII centenario della morte di Dante suonerà un programma comprendente le Laudi alla Vergine Maria di Verdi, la Dante-Symphonie di Liszt e la prima italiana di Purgatorio di Tigran Mansurian (presente al concerto), con il baritono Gurgen Baveyan e Giovanni Sollima al violoncello. Il concerto sarà replicato a Firenze il 13 settembre e a Verona il 15 settembre, così unendo in musica le tre città dantesche. Prevendite al teatro Alighieri 0544/249244.
Quanto alla Trilogia d’Autunno del Festival, proseguirà all’Alighieri dall’1 al 3 ottobre con «Faust Rapsodia» (da Schumann, regia di Luca Micheletti) e dall’11 al 13 ottobre con «Paradiso XXXIII» di Elio Germano, con la musica di Teho Teardo.

 
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