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Il 21 giugno, alla quinta udienza del processo per la morte di Danilo Molducci, 67enne ex medico di base deceduto la mattina del 28 maggio 2021 e per il quale sono imputati di omicidio pluriaggravato il figlio 40enne Stefano e la badante rumena Elena Vasi Susma, sono saliti entrambi sul banco dei testimoni. Davanti alla corte presieduta dal giudice Michele Leoni, a latere la collega Antonella Guidomei e i giudici popolari hanno risposto per quasi 4 ore alle domande del pm Angela Scorza negando di averlo avvelenato con farmaci come sostiene l'accusa. «Non mi è mai passato per la testa di uccidere il dottor Molducci, lavoravo per lui e mi trovavo bene. Quando sono stata accusata del suo omicidio sono rimasta scioccata perché io gli ho fatto solo del bene. Prendeva diverse medicine, in casa ce n’erano sempre moltissime, ma essendo medico si faceva da solo le ricette e io non mi sono mai preoccupata che fossero troppe. Nel 2021, dopo essersi preso il Covid si muoveva in carrozzina e avrà fatto una quarantina di accessi al pronto soccorso». Prima del decesso del medico, la badante era già finita nei guai per aver scritto di suo pugno diverse ricette che due farmacie avevano segnalato ai carabinieri. «Il dottore aveva dolore ad una spalla quindi me le dettava e io non pensavo fosse un crimine: non sapevo nemmeno che medicine fossero. Quando la farmacista mi disse di aver notato che la calligrafia sulle ricette era cambiata le dissi che le scrivevo io per lui e lei continuò a darmi i farmaci senza dirmi nulla. Solo quando ci fu l’ispezione dei carabinieri a casa e mi venne spiegato che ero indagata capii di aver fatto un errore a compilarle». Susma ha spiegato di aver sentito spesso padre e figlio litigare e di aver sentito la vittima chiedere indietro i suoi soldi a Stefano. Quest'ultimo ha precisato di non avere un lavoro tradizionale, ma di esseresi messo a fare trading in maniera autonoma dal 2005. «Fino al 2012 tutto è andato bene, si guadagnava con gli investimenti e mio padre era contento poi quando abbiamo iniziato a perdere lui si è arrabbiato ed ha iniziato a dirmi che rivoleva indietro i suoi soldi e che avrebbe preso un avvocato. Era un periodo stressante per lui: si era separato da mia madre nel 2010, mio nonno stava male e lui lo seguiva in più aveva prestato denaro a due suoi pazienti che non volevano ridarglielo». Nel 2020 si registra un'altra perdita importante di poco meno di un milione e mezzo di euro, cosa che fa infuriare il padre che accusa Stefano di derubarlo ed inizia a minacciare di diseredarlo. Sui prelievi quotidiani ed ingenti effettuati dal giorno successivo il decesso del padre a inizio 2022, invece, l'imputato (che era mantenuto dal padre assieme alla sua compagna e ai suoi figli ndr) ha spiegato che essendo scattata l’indagine a suo carico per omicidio e temendo che i conti gli potessero venire bloccati aveva prelevato in contanti 430 mila euro «per sicurezza, per poter sopravvivere» per poi versarli in banca una volta che i tassi d’interesse si erano di nuovo alzati con l’avvio della guerra in Ucraina . L’imputato ha anche spiegato di aver voluto tutelare la badante del padre chiedendo che sul medico venisse effettuata l’autopsia: «era stata accusata di falsificare le ricette e mi disse che temeva di venire accusata della sua morte benché tutti avrebbero potuto confermare che mio padre abusava dei farmaci ed era andato in overdose nel 2015. Il pomeriggio del suo decesso trovai nella sua camera un sacchetto pieno di benzodiazepine e pensando potesse aggravarsi la posizione della badante le dissi che le avrei gettate via io. Poi, però, non lo feci perché pensai che mi sarei potuto inguaiare da solo così le nascosi in cantina». Secondo l’imputato il movente economico alla base dell’omicidio del genitore non può sussistere visto che ogni operazione di trading era giustificabile e che lui aveva accesso ai 10 conti della vittima.
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