Ravenna, omicidio Desiante: l'imputato si avvale della facoltà di non rispondere
Si è chiusa la mattina del 18 novembre, con l'escussione di quattro testi della difesa l'istruttoria dibattimentale del processo che vede alla sbarra Madalin Palade accusato dell'omicidio del 43enne Rocco Desiante avvenuto nell'ottobre di un anno fa a Castiglione di Ravenna. Al banco dei testimoni s'è seduto anche il 20enne Palade che, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La notte del 3 ottobre 2018 Desiante, dopo aver visto la partita nel bar della piazza di Castiglione, era tornato con alcuni amici tra cui Palade nell'appartamento che gli aveva prestato un amico e dove viveva da qualche mese. Qui il gruppo aveva bevuto e consumato droga poi se n'erano andati tutti. Secondo l'accusa Palade è tornato e l'ha brutalmente ucciso di botte, forse per un debito di droga. Le impronte delle sue scarpe sono state trovate nel sangue della vittima colato a terra e sangue di Desiante è stato trovato sullo stipite della porta d'ingresso della casa di Palade. Dal telefonino di Palade che riforniva di cocaina la vittima è emerso che in un mese si era sentito 138 volte con Desiante e la notte del suo omicidio entrambi i cellulari hanno agganciato la stessa cella tra le 2 e le 3 di notte, orario della morte del 43enne. Nella casa di Palade sono state trovate tracce ematiche su una coperta, nel lavandino in bagno mentre una canotta insanguinata è stata trovata nel bidone in cucina. Inoltre, il maresciallo dei carabinieri Ferdinando Iodice ha dichiarato in aula che in casa c’era un forte odore di varechina. Come se qualcuno avesse pulito da poco i pavimenti.
La prossima settimana, davanti alla corte d'Assise presieduta dal giudice Cecilia Calandra, a latere Antonella Guidomei, è in programma la requisitoria del pm Vincenso Antonio Bartolozzi cui seguirà l'arringa dell'avvocato di Palade, Carlo Benini. La sentenza, invece, è in programma il 2 dicembre, dopo le repliche.