Ravenna, nei centri sociali per anziani è crisi: "Rischio isolamento"
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Silvia Manzani
C’è poca partecipazione, nei centri sociali per anziani, dopo la riapertura avvenuta a inizio estate. La paura del contagio sta determinando un calo vertiginoso degli accessi. Tra i primi a confermarlo c’è Francesco Fucksia, presidente del «Bosco Baronio» di via Meucci a Ravenna: «Prima del lockdown accoglievamo, ogni giorno, una media di cento anziani. Ora, quando ne arrivano una trentina, è già molto. Per ora siamo ripartiti con il gioco delle carte e con la musica d’ascolto il giovedì sera, attività nella quale possiamo fare entrare, per ragioni legate alla sicurezza, 110 persone, la metà di prima. Qui c’è interesse, per carità. Ma in generale notiamo una grandissima ritrosia a frequentare il centro». Per quanto arrivino molte telefonate d’interesse, soprattutto dai figli degli utenti che chiedono informazioni, alla fine la paura fa novanta: «La gente ci va piano, non c’è nulla da fare. Da un lato c’è voglia di tornare, dall’altro ci sono perplessità e timori. Poi non manca chi contesta la nostra solerzia, per esempio sul fatto che all’ingresso facciamo firmare l’autocertificazione». Resta in stand-by, intanto, la parte relativa alla ginnastica e all’attività motoria: «Non siamo ancora ripartiti, attendiamo l’incontro Governo-Regioni, con la speranza di ripartire dal 12 ottobre. La mia preoccupazione è che chi prima trovava in noi un punto di rifermento possa ora isolarsi e piombare nella solitudine».
«ABITUDINI CAMBIATE»
Ed è il rischio che paventa anche Patrizia Berardi, presidente del centro sociale «La Quercia» che si trova nel quartiere Darsena a Ravenna: «Purtroppo ci stiamo rendendo sempre più conto del fatto che il clima è cambiato, che le abitudini si sono modificate a causa del Covid. Ora anche diversi anziani che il pomeriggio o la sera ci raggiungevano per giocare a carta o fare due chiacchiere, tendono a rimanere di più in casa, a guardare la televisione. In questo senso, il danno è forte, perché quando si evolvono i comportamenti, è più difficile intervenire». Per metterci una pezza, «La Quercia» sta ritentando, tramite l’apertura domenicale e approfittando del fatto che la stagione è ancora buona, di attirare gente: «Sfruttando la nostra grande area cortilizia, siamo in grado di accogliere anche gli anziani che, magari, alle attività all’interno non parteciperebbero. Se guardiamo all’inverno, è davvero difficile immaginare che cosa succederà. La situazione contagi sembra essere peggiorata, ci siamo anche dovuti dotare del termoscanner per la misurazione della febbre, incombenza che si aggiunge alla raccolta delle firme e dei numeri di telefono per la questione della tracciabilità». Se tornei di carte, di burraco e di mah jong sono sospesi, al centro di piazza Medaglie d’Oro si sta ripartendo con i pranzi di auto-finanziamento aperti ai soci: «Chiaramente possiamo mettere a tavola cinquanta persone anziché cento, un cambiamento non da poco. Del resto gli stessi frequentatori abituali sono passati da circa 35 a una ventina. Con gli altri siamo in contatto telefonico, conoscendoci tutti è normale non essersi persi. Ma la frequentazione diretta è un altro paio di maniche».