Ravenna, Mirella Rossi (Auser): «Una realtà con 3300 iscritti, la solitudine è il problema dei nostri giorni»

Romagna | 20 Gennaio 2023 Cronaca
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Elena Nencini
Sono 20 le strutture di Auser presenti in provincia di Ravenna, tra circoli sociali e circoli di volontariato, fornendo servizi alla persona a 360 gradi, dagli anziani ai bambini. Dalla spesa a domicilio all’accompagnamento a visite mediche, alla guardiania ai musei. Una rete capillare sul territorio che vanta 3300 iscritti, di cui800 persone fanno volontariato attivo dedicando anche solo una piccola parte del proprio tempo libero all’associazione.
Mirella Rossi, presidente di Auser provincia di Ravenna, entra nel merito delle attività dell’associazione, che ha tre circoli di volontariato a Ravenna, Cervia e Fosso Ghiaia, mentre quelli sociali sono 4 (Casalborsetti, Marina di Ravenna, Sant’Alberto, Savarna).
Quali sono le attività principali di Auser?
«L’Auser ha due cuori: l’associazione di volontariato e la promozione sociale. Il volontariato si occupa di servizi alla persona, accompagnamento, segretariato sociale, assistenza alle strutture di cure, il sostegno agli immigrati, i compiti con i bambini. Ma anche la cura del bene comune, del verde pubblico, gli orti sociali, l’accoglienza e guardiania dei musei, il supporto agli istituti scolastici come i ‘nonni vigili’ o il pedibus. Su 18 comuni della provincia siamo presenti in 12 con 12 circoli di volontariato. Abbiamo 3300 iscritti di cui 800 sono volontari attivi mentre gli altri sono sostenitori del progetto. Rispetto allo scorso anno abbiamo registrato 250 volontari in più, partendo anche dal presupposto che, come tutte le associazioni, abbiamo sofferto per la pandemia, soprattutto nelle attività di promozione sociale. Abbiamo 90 convenzioni in tutta la provincia con enti pubblici e privati». 
Quanto sono importanti i centri sociali?
«Abbiamo molti momenti conviviali, ma anche attività di esercizio fisico e yoga, incontri tematici di promozione di pubblica utilità. Non è stato semplice ripartire adesso stiamo riprendendo parecchie attività, per esempio gli incontri nonni e bambini o l’attività musicale a Savarna dove ci hanno messo a disposizione un pianoforte. Poi c’è il turismo sociale e solidale che si era azzerato durante la pandemia e nel 2022 è ripreso. Anche se c’è un nuovo stop per paura degli aumenti. Il turismo sociale e solidale è dedicato alle persone che non si organizzerebbero da soli, che non andrebbero in agenzia così offriamo vacanze per anziani in montagna e quest’anno proviamo anche con Ischia. A tutto questo si aggiunge la collaborazione con Libera a sostegno della legalità».
Chi è il volontario medio?
«Solitamente è un pensionato, sopra i 65 anni, ma abbiamo anche degli inserimenti sociali inviati dai Servizi sociali: persone che hanno delle fragilità e che condividono un periodo di affiancamento e volontariato. Inoltre abbiamo coloro che usufruiscono del reddito di cittadinanza, che - nell’ambito dei Patti per il lavoro e/o per l’inclusione sociale - sono tenuti a svolgere Progetti utili alla collettività (Puc) nel comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, ne abbiamo negli orti sociali, nel portierato; a cui si aggiungono i ‘messi alla prova’ grazie a un accordo con il tribunale di Ravenna, sono persone che scontano la pena con un’attività di pubblica utilità. Adesso ne abbiamo 5».
Quando è cominciato il suo impegno nel sociale?
«Ho fatto il funzionario sindacale tutta la vita, ma ho sempre fatto volontariato, rivolto alle persone con tossicodipendenza. Il primo corso di formazione che ho fatto a Torino ha segnato lo spartiacque di scelte di vita molto importanti: era tenuto da don Ciotti e dal Gruppo Abele sul lavoro di strada è stata una grande esperienza di ricchezza interiore. Poi ho continuato a lavorare in strada e quando son andata in pensione ho deciso di continuare».
Qual è il male dei nostri giorni?
«La solitudine delle persone anziane, tutti i i giorni ne incontriamo tanta: spesso chiedono al volontario che li ha accompagnati a ritirare le medicine o a fare una visita di controllo se allungano il giro in macchina per stare ancora un po’ fuori casa, in compagnia. Mi chiedo se la politica si rende conto di queste problematiche. Ci vantiamo di essere un’antenna per i servizi e le pubbliche amministrazioni, vorremmo essere utili per un confronto progettuale per costruire le politiche del futuro, anche perché siamo una popolazione che invecchia e rischiamo di arrivare impreparati.  Molti dei nostri centri sociali sono un punto di riferimento e di valore per la comunità».
Cosa chiederebbe ancora alle istituzioni?
«Più servizi di prossimità, il percorso delle case delle salute è stato buono, ma un mio pallino è il geriatra di comunità, non ci possono volere 10-12 mesi per un appuntamento. I geriatri devono essere una branca specialistica che si possa trovare in tutte le case della salute. Bisogna che la politica si ponga questo problema». 
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