Ravenna, Minghelli (Astim): «Azienda in crescita, puntiamo ad aumentare personale e fatturato»

Romagna | 25 Giugno 2022 Economia
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Elena Nencini
I sistemi radar e sonar, payload elettro-ottici, laser, sistemi per telecomunicazioni cablati, radio o satellitari, fino a quelli per il contrasto alle minacce di tipo nucleare, biologico, chimico, radiologico sono il pane quotidiano dell’azienda ravennate Astim che si occupa del mondo delle esigenze di difesa, protezione e sicurezza per  applicazioni civili, industriali, navali, aeroportuali e militari. Tra i suoi clienti la Marina militare, ed in particolare le Forze anfibie, l’Esercito, la Guardia costiera, il Ministero dell’Interno. Maurizio Minghelli, ceo di Astim, racconta la storia della sua azienda «nata in un garage come Apple» e dei progetti per il futuro.
Come nasce Astim?
«È il frutto di un errore, perché quando l’abbiamo costituita nel 2007 l’idea mia e del mio socio era fare un’azienda di tipo commerciale che distribuisse prodotti di alta tecnologia per la nautica da diporto, che all’epoca fatturava moltissimo. A causa della crisi finanziaria globale del 2008 che ha colpito in particolare la nautica ci siamo ritrovati con un progetto ma senza mercato. Avevamo sottoscritto diversi contratti con società americane e estere, ma abbiamo dovuto reinventare il modello dell’azienda pochi mesi dopo la sua nascita. In quegli anni il mondo delle emergenze, i vigili del fuoco e la guardia costiera in particolare avevano esigenze di tecnologia innovativa ma non avevano il budget per acquistarla. Grazie a studi appositi abbiamo capito che quei prodotti che avevamo deciso di importare per la nautica da diporto- sensori che consentivano di navigare di notte o con la nebbia, in qualsiasi condizione, erano depotenziati, ma utilizzavano gli stessi principi di quelli militari. Siamo riusciti ad aumentarne le capacità con elettronica e software e a creare un prodotto a metà tra quello che era il mercato militare e il mondo della nautica. E’ nata così la collaborazione con Vigili del fuoco e Guardia costiera e un percorso che ci ha portato ai primi posti tra i costruttori di sistemi per contrastare la pirateria marittima».
Parallelamente avete portato avanti un sistema per la ricerca degli sversamenti di idrocarburi in mare.
«Nel 2010 lo sversamento di idrocarburi in mare in Messico segnò un‘altra tappa del nostro percorso: in quello stesso periodo i nostri clienti, i Vigili del fuoco, si accorsero che il nostro sistema era in grado di rilevare idrocarburi in mare. Sfruttando questo feedback abbiamo iniziato a produrre  tali  sistemi. Il Consorzio delle 7 sorelle del petrolio ci contattò, tra 2010 e 2011, per realizzare uno dei grandi impianti per la rilevazione di idrocarburi e la protezione dell’ambiente marino in Europa con sede a Trieste. Oltre all’impianto ci siamo anche occupati della formazione del personale e dei successivi aggiornamenti. Fu l’occasione per ampliare la struttura aziendale e investire su ricerca e sviluppo». 
Avete poi applicato il sistema delle unità navali ai camion aeroportuali?
«Si, proprio grazie alla collaborazione con i Vigili del fuoco lo abbiamo trasformato in 3-4 anni ed è andato a equipaggiare tutti gli aeroporti italiani. Negli ultimi 15 mesi abbiamo fornito 40 camion che andranno ad aumentare la dotazione dei Vigili del fuoco in Italia, mentre per la Guardia costiera realizziamo sempre più navi per le attività di ricerca e soccorso in mare. Grazie a questi studi e ricerche la Marina militare ci ha chiesto se il nostro prodotto potesse essere utilizzato per scopi militari, in particolare per quello che viene chiamato la ‘proiezione di forza dal mare’, questo è il settore in cui ci siamo specializzati dal 2016 e oggi siamo leader di mercato. Il 90% del nostro fatturato è in sistemi di combattimento».
Quante persone lavorano per Astim?
«Siamo 25 unità, abbiamo avuto una crescita negli ultimi due anni di 4-5 persone per anno. Speriamo di arrivare a 30 per la primavera prossima, a 50 per il 2025-26 e stiamo progettando un nuovo stabilimento che occupi fino a 100 persone. Oltre al personale amministrativo ci servono specialisti Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica nda), ma anche esperti di scienze strategiche».
Come è andato il bilancio 2021?
«Lo stiamo chiudendo adesso con circa 4 milioni di euro di ricavi, nel 2020 era di 3 milioni di euro. L’obiettivo è di 5 milioni nel 2022, ma il problema quest’anno è l’assenza di materie prime e più in generale tutti i ritardi legati allo smart working e al covid. Per il 2026 puntiamo a 8 milioni di euro».
Quali sono i rapporti con il porto di Ravenna? 
«Collaboriamo con l’Autorità di sistema portuale di Ravenna dal 2008 per incrementarne la sicurezza: i nostri sistemi possono consentire al porto di investire in altre direzioni, per esempio si parla di stoccaggio di CO2, rigassificatori, parco eolico off shore. Sono installazioni sensibili, strategiche perché di interesse nazionale e necessitano di un alto grado di sicurezza. 
Inoltre l’aumento del traffico di navi dovuto a queste strutture o ai nuovi pescaggi del porto necessiterà probabilmente di ulteriori investimenti in sicurezza, al fine di limitare al minimo le situazioni di pericolo. Il vantaggio di avere sul territorio una realtà come la nostra può consentire di dotarsene beneficiando dei vantaggi logistici, dunque economici, conseguenti e di usare le migliori tecnologie di difesa e sicurezza per quelle installazioni».
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