Ravenna, Maurizio Bucci racconta la storia del Mariani:«I nostri primi dieci anni all’insegna della tradizione»
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Riccardo Isola - Il ristorante Passatelli 1962, nato nel cuore di Ravenna all’interno del progetto di recupero dell’ex cinema Mariani, è un’invenzione e una scommessa, vinta, di Maurizio Bucci. Imprenditore da sempre legato ai settori della ristorazione e dell’accoglienza, che nel dicembre 2013 ha deciso di stravolgere la grammatica dell’offerta di pubblico servizio nella capitale bizantina lanciando appunto il «Mariani lifestyle». Uno spazio che oggi non solo ha rivitalizzato un ambito urbanistico cittadino ma anche saputo coniugare la cultura del cibo con quella dell’intrattenimento attraverso una formula e un’offerta intergenerazionale e multilinguistica.
Come nasce il «Mariani» firmato Bucci?
«Dopo la ristrutturazione effettuata nel 1998 con la creazione di una multisala in centro e la non certo fortunata storia che ne ha accompagnato la vita, la mia decisione è stata quella di provare a rilevare lo spazio per fare un qualcosa che non si era ancora visto, e non solo a Ravenna. A maggio 2013 il Mariani diventa così di nostra proprietà affiancando una nuova offerta ristorativa a quella portata avanti in ambito ricettivo nell’hotel Mosaico. Il nuovo Mariani parte da una riqualificazione importante, fatta dal punto di vista progettuale da me visto che sono geometra, assieme ad alcune consulenze, in cui le tre sale presenti sono diventate un’osteria, una pizzeria prima chiamata Diabolik, oggi ridefinita nel format di Figo, e una sala cinematografica da cento posti dedicata ai film d’essai».
Qual è la proposta gastronomica che offrite?
«Ai Passatelli si mangia la Romagna. Sia quella della tradizione tipica, con cappelletti, passatelli e carne, sia una necessaria ridefinizione della cucina tradizionale rivisitata. Più moderna, leggera e contaminata da influenze internazionali. Non mancano poi proposte di pesce e vegetariane. Dalle paste alla piadina tutto è rigorosamente fatto a mano da noi. Il tutto per dare una risposta non solo alla clientela locale ma anche ai flussi sempre crescenti legati al turismo, anche e soprattutto estero, che stanno per fortuna crescendo a Ravenna».
E il vino che ruolo ha?
«Importante. Abbiamo numerose referenze, ovviamente romagnole e nazionali, ma da qualche anno abbiamo inserito anche etichette estere come Francia e Austria per fare qualche esempio».
Una scommessa vinta quindi?
«Beh la clientela, diversificata a seconda che frequenti il ristorante Figo (gestito dal figlio Edoardo ndr) o venga in osteria cresce e commenta positivamente l’esperienza enogastronomica e culinaria che proponiamo. Questo credo possa essere sicuramente il risultato più importante che potevamo e possiamo aspettarci».
Ma non solo Passatelli e Figo nell’universo ristorativo di Bucci. L’ultima novità si chiama A cio’, di cosa si tratta?
«E’ un’altra piccola scommessa che va incontro ai nuovi modi di fruire la città. Questo format si rivolge soprattutto a chi ha bisogno di mangiare bene senza tanta sovrastruttura. Una innovazione che consiste nell’offrire un’esperienza di puro gusto romagnolo rendendola fruibile in diverse modalità, compatibili con ogni tipo di esigenza. Che sia una pausa pranzo al volo, lo sfizio per la gola durante un giro in centro con gli amici, oppure una cena e partita a casa. Con questa offerta cerchiamo di dare la risposta più giusta che sia un piatto di cappelletti o una piadina».