Ravenna, lo sfogo di Mambelli (Confcommercio): "Non siamo noi gli untori"

Romagna | 23 Ottobre 2020 Cronaca
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Federica Ferruzzi - «L’aspetto che ci disturba di più è che i pubblici esercizi, bar e ristoranti, vengano indicati come untori: tengo a dire che il comparto ha un protocollo molto preciso che viene rispettato alla lettera. Dire che il problema siano la movida e gli aperitivi non mi trova d’accordo: si parla di questo ma non di trasporti e di grandi superfici di vendita. Non ci sto, non siamo noi gli untori». Non le manda a dire il presidente di Confcommercio Mauro Mambelli, che ribadisce: «l’ultimo decreto ministeriale aggiunge caos al caos: come associazione di categoria avevamo chiesto, da tempo, una maggiore attenzione a partire dall’uso delle mascherine, perchè era chiaro che si sarebbe arrivati dove siamo ora». Per Mambelli uno dei danni principali per il settore è la chiusura alle 24. «Non mi piace che si parli di coprifuoco, è un termine che in questa situazione non mi trova d’accordo.  Il poter arrivare ad un dopocena scivolando verso la notte in tranquillità rappresenta un fattore importante per il cliente. Ci sono locali che hanno improntato il loro fatturato su questo tipo di attività, impedirla significa quindi chiudere, il che equivale a lasciare a casa i dipendenti. Le tasse sono slittate, ma oggi le dobbiamo pagare. Ora siamo alle prese con i cartelli da esporre fuori dai locali per informare relativamente alla capienza dei locali, ma siamo tutti attaccati al telefonino per capire come ci si debba organizzare nel concreto. Non voglio sottovalutare il Coronavirus, ma si sta ricreando il panico nelle persone. Veniamo da un’estate in cui un pochino si è respirato, ma ora la situazione sembra peggiorare nuovamente. Se, da un lato, gli stabilimenti balneari hanno, tutto sommato, lavorato,  gli alberghi continuano ad essere in crisi». L’estate ha concesso un po’ di respiro anche alle attività del centro, grazie al permesso di utilizzare gratuitamente il suolo pubblico posizionando tavolini che, altrimenti, sarebbero rimasti all’interno dei locali. «In proposito siamo soddisfatti perchè in due settimane abbiamo realizzato quello che si chiedeva da anni all’Amministrazione riguardo all’utilizzo degli spazi esterni ai locali, sulla scia di quello che avviene in altre città europee. Il punto, però, è che non dobbiamo dimenticare che siamo stati chiusi due mesi e che se i tavolini all’esterno risultavano pieni, all’interno non c’era nessuno. Siamo ancora in una situazione drammatica e sfido le altre aziende a presentare bilanci positivi, perchè siamo tutti nella stessa situazione». Alla luce di tutto questo Mambelli afferma: «ora navighiamo a vista e la cosa che mi fa arrabbiare è che abbiamo avuto l’estate per affrontare al meglio il problema. Noi nel nostro piccolo lo abbiamo fatto, ma non si può dire lo stesso del Governo». 
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