Ravenna, Le osservazioni al Pug dell'ordine degli architetti: «Ci sarà consumo di suolo»

Romagna | 20 Novembre 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi
Il piano urbanistico generale (Pug) che ha in mente Piera Nobili, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti, è un piano che dovrebbe rimettere al centro le persone e prevedere possibili scenari futuri legati, ad esempio, ai pericoli derivanti dalla subsidenza e dal cambiamento climatico. A lei, a nome del gruppo di lavoro sul Pug espresso dall’Ordine, abbiamo chiesto un’analisi del piano che il Comune presenterà a breve.
Nobili, quand’è nato il percorso e come è stato strutturato?
“E’ nato nel 2019, quando il Comune, avendo vinto un bando sulla partecipazione, ha dato il via ad un processo molto ampio di confronto organizzato, così come richiede la legge regionale, con un tavolo di negoziazione a cui hanno preso parte rappresentanti dell’imprenditoria del nostro territorio, nonché dei vari ordini e collegi professionali, tra cui noi. L’allora presidente Luca Frontali mi chiese di rappresentare il nostro ordine, io accettai a patto di creare un gruppo di lavoro che alla fine si compose di 28 persone. Come gruppo ci riunimmo in più occasioni e ci dividemmo negli undici world cafè partecipati distribuiti sul territorio. Oltre a leggere i report raccogliemmo in una relazione una serie di idee che ho portato al tavolo, ma su cui non abbiamo avuto riscontro. Fummo richiamati, a luglio 2021, al tavolo permanente dell’edilizia e urbanistica per la presentazione del piano da remoto, ma non ci fu tempo per un confronto. Recentemente l’assessora Federica Del Conte ha però sottolineato che, a breve, dovremmo essere convocati».
Quali sono le osservazioni che porterete? Cosa dovrebbe contenere, per voi, un Pug?
«La caratteristica di un Pug è quella di essere un documento strategico, una modalità diversa di elaborare il piano del governo di un territorio che individua macro obiettivi collegati a scelte sostenibili sulla trasformazione del territori. Questo piano lascia però tanti dubbi aperti, in quanto nessuno, né all’interno degli enti pubblici, né all’esterno, ha dimestichezza con questo tipo di strumento perchè è tutto da sperimentare. Puntando soprattutto sulla collaborazione tra pubblico e privato, questo modo di procedere presuppone un forte ruolo politico di indirizzo attuativo, di processo, di organizzazione e di realizzazione integrata e multiscalare nella visione di sistema auspicata. Per noi è una grossa novità: è una policy che fuori dall’Italia si applica, ma che qui è ancora poco frequentata. In questo processo è importante capire quali risorse impiegare e quali modelli di riferimento assumere per lo sviluppo territoriale. Ultimo, ma più complesso, l’aspetto che riguarda la realizzazione di obiettivi definiti, di natura integrata o multiscalare. E’ necessaria una lettura di sistema rispetto ad ogni singolo intervento ed è necessario che i vari settori dell’area pubblica siano integrati. Questo aiuterebbe ad eliminare le diseconomie delle trasformazioni urbane».
Entrando nel merito del documento, quali elementi ritenete critici?
“Come dice l’assessora, il vecchio Prg ha subìto 16 varianti urbanistiche e si è ricorsi all’ex articolo 18 per consentire una perequazione. Finora è stato realizzato solo circa un 10% di quanto previsto e tutto il resto arriva ora. Ecco perché vediamo tante gru e insediamenti dalla Darsena vecchia in poi e, ancora, verso Nord: si tratta di accordi che riguardano patti precedenti e prevedo che il consumo di suolo sarà alto, non solo in città ma anche nel forese. E non so fino a che punto quei patti possano essere rivisti alla luce dei nuovi indirizzi regionali. L’assessora dice che non ci saranno centri commerciali, ma alcuni si stanno già realizzando in base all’ex articolo 18 sulla perequazione. Si tratta di un’impostazione che va contro corrente rispetto ai principi più semplici dettati, ad esempio, dall’antropologia urbana, secondo cui si vive meglio nella cosiddetta ‘città dei 15 minuti’, ovvero in quei luoghi in cui i servizi di prossimità sono maggiori e dove si percorre un minor tragitto per arrivare al lavoro. In questo senso vorrei che il Pug non si dimenticasse delle persone, ma che le mettesse al centro. Mi piacerebbe declinare gli orizzonti futuri in termini di città inclusiva, di vicinato attivo, delle donne. Auspicherei un piano che non tenesse conto solo delle esigenze economiche, ma anche di quelle delle persone. E questo, il nuovo Pug, non mi pare lo faccia, dal momento che di alcuni temi, come quello dell’accessibilità integrata, si tiene conto solo in alcune aree e in solo requisito prestazionale».
Altri aspetti che non vi convincono?
«Un altro aspetto rilevante riguarda gli interventi vedi blu auspicabili e importanti, in quanto non c’è nessun elemento che rimandi alla potenziale vulnerabilità dell’entroterra rispetto ai forti cambiamenti climatici. Ad esempio non ci sono strategie di opere idrauliche per la salvaguardia del territorio a fronte di un possibile innalzamento del livello del mare, aspetto da tenere in considerazione se si pensa alla subsidenza. C’è, in generale, un’assenza di riflessione per il futuro delle persone. Esistono tesi di Laurea riguardo a questo fenomeno che prendono in esame Marina di Ravenna e che analizzano il progressivo innalzamento del mare suggerendo ipotesi di intervento, ma com’è possibile che qui non se ne parli? Per quanto riguarda, invece, il forese, pare che gli interventi siano stati presi e introdotti in modo acritico. Condivido, invece, quando l’assessora afferma che tra le priorità siano inserite la metroferrovia ed il porto, perché sono il lavoro da un lato e l’infrastrutturazione dall’altro che danno respiro ad uno sviluppo che dev’essere visto sotto la lente dell’economia di un territorio. Non bisogna, però, tralasciare quanto il piano impatti su chi vive la città e occorre ragionare maggiormente su temi quali l’ecosostenibilità della mobilità».
(Nella foto la composizione del nuovo ordine degli Architetti della provincia di Ravenna)
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