Erano diverse le professioni indicate in cambio di danaro per riuscire a fare ottenere i documenti necessari a vari cittadini extracomunitari per il permesso di soggiorno. La lista comprende ad esempio addetto alle pulizie o al volantinaggio fino ad arrivare a esperto di web marketing o di computer design e financo a giornalista. Ma in realtà - secondo l'accusa - dietro non c'era nessun contratto di lavoro. Tanto che chi aveva imbastito il fittizio patronato è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal Gip Sabrina Bosi su richiesta della Procura ravennate. Si tratta di tre persone di una stessa agenzia di Ravenna: madre e figlia di 61 e 29 anni e un 73enne. Le misure sono già state notificate dai carabinieri. Il fascicolo vede inoltre tre uomini indagati a piede libero: un 32enne italiano, un 28enne somalo e un 35enne pakistano. Sono tutti residenti a Ravenna e accusati di avere accettato di assumere il ruolo di datori di lavoro fittizi.